Audium la spunta contro Audin: non c'è concorrenza sleale

Audin contro Audium: sembra un gioco di parole, è una sfida di assonanze consumatasi al Tribunale di Milano. Una contesa che vedeva una contro l’altra due società che si occupano di udito e apparecchi acustici. Ma secondo i giudici il nome simile non configura né confliggenza dei marchi né concorrenza sleale. La società Audin – Audiotecnica internazionale srl, nel 2013 ha citato in causa Audium Italia srl e Bhbl Italia srl: quest’ultima tra il 2010 e il 2012 ha registrato sei marchi nazionali con al centro l’espressione “Audium”, di cui è licenziataria l’omonima società.

Per Audin – che ha registrato l’omonimo marchio nel 2010, e ne ha fatto domanda un anno prima – quella operata da Audium e Bhbl configurava una contraffazione del proprio marchio, oltre che un illecito concorrenziale, cioè in pratica concorrenza sleale. Per le controparti invece l’interferenza non esisteva: i due marchi non si potevano confondere visto che la radice comune “audi” si riferisce al campo semantico dell’udito, e le desinenze si differenziano dal punto di vista fonetico, senza contare l’aspetto grafico che segnava una differenza sostanziale.

La sezione specializzata in materia d’impresa del tribunale di Milano, presieduta da Marina Tavassi, ha accolto la tesi dei legali di Audium e Bhbl, gli avvocati Gianluca Carobene (titolare dell’omonimo studio con sede a Padova) e Luca Andrea Garibaldi, rigettando le tesi di Audin, condannata a pagare le spese di giudizio per circa 25mila euro.

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