
Si arresta la crescita delle imprese femminili nel Padovano, e il gap retributivo è uguale a 10 anni fa
Il numero di imprese femminili che resta pressoché stabile, mentre crescono invece le imprese maschili, la presenza ancora limitata di donne nelle società di grandi dimensioni, il gap retributivo fra lavoratori e lavoratrici senza significativi passi in avanti rispetto a 10 anni fa: questi solo alcuni degli indicatori di un quadro complessivo che evidenzia quanto sia ancora lunga – anche nel territorio della provincia di Padova – la strada verso la parità di genere nel tessuto economico. È quanto emerge da un’approfondita ricerca curata dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Padova in collaborazione con l’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Padova e con il Coordinamento Interprofessionale Pari Opportunità di Padova: il report – presentato questa mattina nel corso di una conferenza stampa – analizza per la prima volta i dati della demografia delle imprese congiuntamente agli indicatori Inps che fotografano le retribuzioni e le diverse tipologie contrattuali e con i dati relativi a 11 diversi ordini professionali, per offrire una lettura anche del mondo delle libere professioni.
Fra le imprese con più di 100 dipendenti solo 1 su 10 femminile
Nel Padovano, le sedi di impresa femminili sono il 21%, pari a 17.600 unità: nel 2024 il tasso di crescita è stato dello 0,4%, per la prima volta – nel periodo dal 2015 ad oggi, oggetto dell’analisi della ricerca – inferiore a quello delle imprese maschili (1%). Rispetto a dieci anni fa – quando le sedi di impresa guidate da donne erano il 19% e il tasso di crescita era stato del 2,5% – non si registra una variazione molto significativa. Non solo: fra le società di capitali la percentuale di femminili scende al 17% e fra le imprese con più di 100 dipendenti 9 su 10 sono guidate da uomini, a conferma del fatto che nelle realtà più grandi e strutturate il gender gap risulta ancor più marcato. Per quanto riguarda le forme societarie, i dati evidenziano inoltre che oltre l’80% delle società di capitale a maggioranza femminile sono controllate esclusivamente o per almeno il 75% da donne, sia a livello di amministratori che di quote: in altre parole, è poco comune vedere investitori o amministratori uomini in queste realtà.
Servizi e commercio i settori più rappresentati
Le imprese femminili si concentrano in prevalenza nel terziario (32% del totale delle imprese guidate da donne) e nel commercio (24%), mentre nelle imprese guidate da uomini la ripartizione fra settori è più distribuita. Analizzando il trend del 2024, il calo più marcato si è registrato nell’agricoltura con un -3% di sedi a fronte di un -0,9% delle realtà maschili, segno più invece per i servizi alla persona.
Per quanto riguarda le figure che ricoprono cariche all’interno delle società, le donne rappresentano il 27% del totale, con una distinzione netta fra il caso dei soci (40% la percentuale rappresentata dalle donne), le figure di titolari di impresa (25%) e le amministratrici di società che rappresentano appena il 24% con una crescita molto lieve (+0,7%) negli ultimi dieci anni.
Gap salariale oltre i 9mila euro
Anche i dati relativi agli addetti e alle tipologie di contratti di lavoro confermano tutti i nodi legati al gender gap con le lavoratrici che rappresentano il 42% dei lavoratori dipendenti e hanno contratti a tempo determinato nel 77% dei casi, dato sensibilmente più basso rispetto a quello registrato fra gli uomini (83%). Negli ultimi anni inoltre la presenza di donne tra gli stagionali è aumentata in modo sensibile, passando dal 52% del 2019 al 56,2% del 2023. Fra le donne, il contratto part time ha una diffusione del 44%, che scende al 13% fra i lavoratori. Per quanto riguarda le qualifiche, fra i quadri le donne rappresentano il 30%, percentuale che si dimezza – 14% – nel caso dei dirigenti.
Non va meglio per quanto riguarda il nodo della differenza salariale: lo stipendio medio lordo (dato 2023) è inferiore di 9.200 euro rispetto a quello degli uomini (valore che sale a 14.400 euro fra i quadri). Dopo un forte peggioramento negli anni del Covid e un recupero negli ultimi due anni, il quadro resta sostanzialmente invariato rispetto a dieci anni fa quando il gap era di 9100 euro.
Il quadro delle libere professioni
La fotografia relativa alle libere professioni – realizzata grazie al fondamentale contributo dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Padova e del Coordinamento Interprofessionale Pari Opportunità di Padova – analizza undici diversi ordini professionali per un totale di 14200 iscritti che operano nel territorio padovano. A livello complessivo la percentuale di professioniste arriva al 30%, ma le differenze fra professione e professione sono molto marcate con avvocatesse e consulenti del lavoro che rappresentano oltre la metà del totale delle iscritte e degli iscritti ai rispettivi ordini, mentre la percentuale di commercialiste è del 35%, quella delle ingegnere del 14% fino a scendere al 4,5% fra i periti agrari. Un segnale positivo di inversione di tendenza in atto è rappresentato dal fatto che la percentuale di donne cresce con il decrescere dell’età.
«Questo studio, il primo che indaga a 360 gradi il divario di genere nel tessuto economico padovano – spiega Antonio Santocono, Presidente della Camera di Commercio di Padova – ci interpella e ci stimola a proseguire nell’impegno per contribuire a rimuovere gli ostacoli – culturali, sociali, materiali – che ancora frenano l’accesso, la presenza e il protagonismo delle donne nel mondo del lavoro e delle imprese. Insieme al nostro Comitato per la promozione dell’Imprenditoria femminile abbiamo attivato in questi anni numerose iniziative che vanno dai bandi per il riconoscimento di finanziamenti a supporto dell’imprenditoria femminile all’organizzazione di eventi di sensibilizzazione, informazione e divulgazione ai progetti di formazione all’interno delle imprese fino all’attività di educazione finanziaria contro la violenza economica di genere nelle scuole. Presentare questi dati proprio alla vigilia dell’8 marzo è un’occasione per ricordarci che questa “festa” non può e non deve essere una celebrazione o una semplice ricorrenza, ma un’ulteriore occasione per risvegliare l’attenzione di tutti su un tema ineludibile».
«I dati presentati oggi confermano che il divario di genere nel tessuto economico padovano è ancora un tema centrale, che richiede interventi concreti e un impegno strutturale da parte di tutte le istituzioni e degli attori economici – osserva Chiara Marchetto, Presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Padova – La stabilità del numero delle imprese femminili a fronte di una crescita più significativa delle imprese maschili, il basso tasso di presenza delle donne nei ruoli dirigenziali delle aziende più grandi e il gender pay gap che resta invariato da dieci anni, sono segnali chiari di una necessità di cambiamento. Anche nel nostro settore il divario retributivo rimane evidente e questo influenza inevitabilmente il loro percorso di crescita professionale, evidenziando la necessità di strumenti più efficaci per la conciliazione vita-lavoro. Il Comitato Pari Opportunità del nostro Ordine e il Coordinamento Interprofessionale Pari opportunità di Padova, consapevoli di queste difficoltà, si impegnano a promuovere azioni concrete per supportare la crescita professionale delle donne, facilitando l’accesso alla formazione avanzata, favorendo modelli di carriera più inclusivi e valorizzando le competenze trasversali che sempre più caratterizzano la nostra professione, per costruire un ambiente lavorativo più equo, in cui le donne possano esprimere il proprio talento senza ostacoli, affinché il merito e le competenze siano sempre più i veri motori della crescita professionale, indipendentemente dal genere».
«La collaborazione tra gli ordini professionali aderenti al Coordinamento Interprofessionale Pari Opportunità di Padova – commenta Caterina Scagnolari, presidente del Coordinamento – ha reso possibile questa analisi dell’economia del territorio in tutte le sue specificità comprendendo anche il mondo professionale, che si trova ad affrontare difficoltà similari a quello dell’impresa. La ricerca rappresenta un punto di partenza che ci aiuta a valutare le criticità della libera professione e a mettere in atto tutte le necessarie correzioni per permettere che l’accesso alla libera professione e il suo esercizio superino le differenze di genere e generazionali».
Il report completo con tutti i dati è scaricabile sul sito della Camera di Commercio a questo link.