Stipendi: divario del 35% tra Nord e Sud, il Veneto è a metà classifica
Un divario importante tra le retribuzioni del nord e del sud Italia. Se nelle regioni settentrionali si percepisce una retribuzione media giornaliera pari a 101 euro, nel meridione il dato si abbassa arrivando a 75 euro, il 35% in meno. I dati emersi dall’elaborazione dell’Ufficio Studi di CGIA basati sui dati INPS e ISTAT confermano il divario esistente tra i due poli della nazione, con gli ultimi posti della classifica sulle retribuzioni medie per territori occupati dalle regioni del sud. Il Veneto si posiziona a metà classifica, sia in termini di retribuzioni che di produttività.
Nella classifica regionale, secondo i dati del 2022 il Veneto occupa il settimo posto per retribuzioni medie annue, con un valore di 23.691 euro. Confrontandolo con gli estremi della classifica, il dato peggiore arriva dalla Calabria (14.960) mentre in testa c’è la Lombardia, con 28.354 euro di stipendio medio. Poche variazioni rispetto alla retribuzione per la classifica della produttività regionale, con il Veneto che scende al nono posto con un valore aggiunto per ora lavorata di 38,6 euro, con una variazione del +14,3% rispetto al 2011.
Tra le città con le retribuzioni più alte, Milano è in testa con un valore medio annuo di 32.472 euro, seguita da Parma (26.861 euro) e Modena (26.764 euro). Agli ultimi posti le città di Vibo Valentia con 12.923 euro e Nuoro (14.206 euro). Per il Veneto, la prima classificata è Bolzano, che con 24.946 euro si posiziona undicesima a livello nazionale. Segue Vicenza al dodicesimo posto (24.842 euro), Padova al quindicesimo (24.613 euro) e Treviso (24.528 euro) al sedicesimo. Più in basso le retribuzioni di Verona al ventottesimo posto (23.446 euro), Belluno al trentunesimo (22.939 euro) e Rovigo (20.576 euro), a metà della classifica nazionale con il quarantanovesimo posto.
Nel corso degli anni non sono mancati gli interventi di risoluzione del divario salariale in rapporto alla geografia dell’Italia, un tema che le parti sociali hanno tentato di risolvere con l’abolizione delle gabbie salariali nei primi anni ‘70 del secolo scorso, attraverso l’impiego del contratto collettivo nazionale del lavoro (CCNL). Tuttavia nel corso degli anni non c’è stata alcuna risoluzione e anzi, la disparità si è addirittura accentuata. Nel settore privato multinazionali, utilities, imprese medio-grandi e società finanziarie/assicurative/bancarie sono ubicate prevalentemente nelle aree metropolitane del Nord, con alti livelli di retribuzione per i propri dipendenti. Le tipologie di queste aziende dispongono anche di una quota di personale con qualifiche professionali sul totale molto elevata (manager, dirigenti, quadri, tecnici, etc.), con livelli di istruzione alti a cui va corrisposto uno stipendio importante.
Infine, non va nemmeno scordato che il lavoro irregolare, molto diffuso nel Mezzogiorno, da sempre provoca un abbassamento dei salari contrattualizzati dei settori che tradizionalmente sono investiti da questa piaga sociale (agricoltura, servizi alla persona, commercio, etc.).