Nella Marca Trevigiana mancano gli artigiani: perdite per quasi 270 milioni di euro
Una perdita dal valore di 269 milioni di euro in termini di valore aggiunto. Dall’analisi di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana è questo l’importo che va a perdersi a causa della mancanza di lavoratori con competenze coerenti ai fabbisogni d’impresa. A luglio 2024 nella Marca Trevigiana, su 6.300 entrate previste di nuovi lavoratori, 3.446 hanno profili professionali difficili da reperire, pari al 54,7%.
Per contrastare questo fenomeno, ora aziende e istituzioni necessitano di collaborare per rendere più attrattive le posizioni scoperte dai lavoratori. Per le piccole e medie imprese infatti si interviene su diversi aspetti, alzando la retribuzione oltre lo standard nazionale, adattando i ritmi di lavoro a nuove forme di organizzazione capaci di conciliare l’attività lavorativa con la vita privata e integrando sistemi di welfare contrattuale.
In rapporto ai dati forniti da Confartigianato, il 48,9% delle aziende ha già adottato l’aumento salariale come opzione, attraverso l’introduzione dei superminimi. Per la flessibilità oraria invece il 32,2% delle imprese ha già deciso di adottarla, mentre il 24,6% opta per maggiore autonomia sul lavoro rispetto a specifiche competenze o mansioni. Per il 18,5% delle aziende invece adottate soluzioni di benefit aziendali, coinvolgimento nelle decisioni aziendali (14,6%), incentivi per attività di auto-formazione e crescita professionale, anche esterne all’impresa (10,1%). Non mancano strumenti innovativi, come la definizione e negoziazione di percorsi di carriera accelerati (5,7%), il riconoscimento formale del lavoro svolto e dei risultati ottenuti, per esempio attraverso specifici prodotti o brevetti (3,9%). La Marca Trevigiana è la prima in Veneto anche per la cessione di quote societarie e partnership, pratica comunque limitata all’1% delle imprese.
«L’analisi del mismatch va affrontata sotto vari aspetti», sottolinea Oscar Bernardi, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana. «Dobbiamo agire in fretta, condividendo una strategia regionale con le istituzioni, associazioni di categoria e organizzazioni sindacali, mondo dell’istruzione e della formazione, che consenta di poter avviare una nuova stagione politica. È il momento di programmare politiche adeguate e incisive che investano il settore economico e sociale e che siano concertate e condivise con tutti i soggetti interessati, pubblici e privati».