Vicenza, manifatturiero in calo: i dati di Confindustria
Una contrazione del volume di produzione industriale pari al 3,8% rispetto all’anno precedente, pur con un aumento dei volumi produttivi del 27% rispetto all’ultimo trimestre, con una quota di rispondenti che registra cali produttivi al 45%, meno rispetto al primo trimestre (21% di aumenti produttivi e 52% di cali). Dati in chiaroscuro quelli rilevati dalla 164ª indagine congiunturale condotta da Confindustria Vicenza per il secondo trimestre del 2024. I dati riguardano tutte le aziende del settore manifatturiero, appartenenti a diversi ambiti di attività e differenti classi dimensionali.
Indagando sulle opinioni delle aziende, Confindustria segnala che il 50% delle aziende intervistate denuncia un livello produttivo insoddisfacente. I dati confermano quindi una crescita ancora lenta per l’Italia, con industria in calo nonostante i segnali positivi riguardo ai consumi. Anche l’inflazione contribuisce a rallentare la crescita, nonostante il taglio della Banca Centrale Europea ai tassi di interesse applicati alle imprese.
Mercato interno e export
Il mercato interno registra un calo del 4,7%, mentre l’export UE segna un -1,9%. Dopo tre trimestri consecutivi con segno negativo le vendite extra-UE tornano in area positiva con un +2,9%. Prospettive ancora insoddisfacenti per l’export italiano, che nonostante la crescita di aprile, cala nei mercati extra-UE a maggio (-2,3%). Situazione analoga anche per l’export verso la Germania, mentre rimangono stabili negli Stati Uniti e ancora in calo in Cina.
Altri parametri
Rimane stabile la situazione relativa al portafoglio degli ordini, che registrano una quota del 33%. Crescono per il 19% delle aziende mentre invece il 48% registra una decrescita.
Per quanto riguarda la liquidità, continua ad aumentare la percentuale di imprese in difficoltà: il 20% (12% nel primo trimestre) sta avendo delle difficoltà, lamentando ritardi negli incassi.
Stabile anche l’occupazione, nel periodo aprile-giugno 2024 il 64% delle aziende ha mantenuto inalterato il livello occupazionale, il 18% l’ha aumentato e, in quota maggiore rispetto alle assunzioni, il 21% ha ridotto la propria forza lavoro.
Infine si alzano leggermente i prezzi di materie prime e dei prodotti finiti, con una percentuale del +0,3%.