Venezia, corruzione in Comune: in carcere l'assessore Boraso, indagato anche il sindaco Brugnaro

Custodia cautelare in carcere per l’assessore alla Mobilità del Comune di Venezia Renato Boraso. Sarebbe il suo il nome più importante fra quelli coinvolti in una vasta operazione disposta dal Gip Alberto Scaramuzza su alcuni casi di corruzione che riguarderebbero, fra gli altri, la vendita di palazzo Papadopoli. Si parla di «ipotesi di reati perpetrati ai danni della pubblica amministrazione». Boraso è in carcere per fatti relativi a quando ricopriva il ruolo di assessore al Patrimonio.

Domiciliari e interdizioni: tutti i nomi

Boraso non è l’unico a essere finito in carcere: con lui anche l’imprenditore edile Fabio Ormenese. Sette degli indagati sono agli arresti domiciliari: sono Matteo Volpato, Fabrizio Salis, Alessandra Bolognin, Daniele Brichese, Francesco Gislon, Carlotta Gislon e Marco Rossini. Per sei di loro Per altri sei indagati è stata disposta l’interdizione per 12 mesi dai pubblici uffici: Gaetano Castellano, Stefano Comelato, Helio Constantini, Francesco Piccolo, Sergio Pizzolato e Stefano Pizzolato.

A eseguire perquisizioni e misure cautelari gli agenti della Guardia di Finanza. Tra gli indagati anche il direttore generale di Avm Giovanni Seno, per irregolarità su alcuni appalti Actv. Perquisizione anche per Luis Lotti, plenipotenziario in italia di Mister Ching Chiat Kwong, azienda cinese con base a Singapore specializzata in grandi operazioni immobiliari. Indagato anche Fabio Cacco, responsabile del settore appalti.

Cherchi, procuratore di Venezia: «Boraso stava distruggendo i documenti»

Il procuratore di Venezia, Bruno Cherchi, ha raccontato in una conferenza stampa come sia stato emesso un avviso di garanzia anche per il sindaco Luigi Brugnaro, ma «a sua tutela».  Oltre a Brugnaro, sono indagati anche il capo di Gabinetto del sindaco e direttore generale del Comune, Morris Ceron, il vicecapo di Gabinetto, Derek Donadini. La vicenda che coinvolge Brugnaro riguarderebbe le trattative di vendita all’imprenditore Chiat Kwong Ching, di Singapore, dell’area dei “Pili” che si affaccia sulla laguna di Venezia. Gli accertamenti riguardano il blind trust che gestisce il patrimonio di Brugnaro. «Stiamo accertando le ipotesi di reato in relazione sull’area dei Pili coperti da blind trust – ha detto Cherchi -. Benché il sindaco non rientri nel blind trust, abbiamo ritenuto a sua tutela di dirgli che stiamo indagando su proprietà di sua competenza anche se gestite dal trust. Ribadisco: avviso di garanzia a sua tutela». Sono stati sequestrate, a livello preventivo, cifre vicine ai due milioni di euro. Nel corso delle operazioni della mattina di martedì 16 luglio sono stati impegnati 200 militari. Boraso, ha spiegato Cherchi, «interveniva sugli appalti individuando soggetti a lui vicini per ottenere appalti e servizi del Comune in cambio di denaro, giustifacato, almeno formalmente, come consulenze. Si tratta di fatture fatte da 7 imprenditori ora ai domiciliari per una delle società che fanno capo a Boraso. Boraso interveniva direttamente su funzionari pubblici del Comune che tendenzialmente non si opponevano alla richiesta, anche se abbiamo registrato qualche eccezione».
L’operazione è scattata (anche) per il pericolo di inquinamento delle prove. «Abbiamo iniziato con le intercettazioni – ha ricordato Cherchi – per poi passare ai riscontri documentali grazie all’attività della Guardia di finanza, alla quale è stata affidata l’indagine.  Abbiamo dato il via alle misure cautelari e alle perquisizioni in abitazioni ed uffici perché eravamo a conoscenza, attraverso le intercettazioni, che Boraso stava distruggendo i documenti».

Brugnaro: «Esterrefatto e a disposizione della magistratura»

«Sono esterrefatto – esordisce il sindaco Luigi Brugnaro – in cuor mio ed in coscienza, so di aver sempre svolto e di continuare a svolgere l’incarico di Sindaco come un servizio alla comunità, gratuitamente, anteponendo sempre gli interessi pubblici. Per entrare nel merito, l’ipotesi che io abbia potuto agire sui Pili per portare dei vantaggi in termini di edificabilità e/o varianti urbanistiche è totalmente infondata, come ho già avuto modo di spiegare dettagliatamente e pubblicamente più volte». «Quella, come noto – continua Brugnaro – è un’area già edificabile da prima della mia Amministrazione e mai ho pensato, né messo in atto, alcuna azione amministrativa per un cambiamento delle cubature.
Stessa cosa riguardo la vendita di Palazzo Papadopoli, che mi risulta alienato secondo una procedura trasparente dal punto di vista amministrativo. Ovviamente, sono e resto a disposizione della magistratura per chiarire tutte queste questioni».

Nell’inchiesta sono coinvolte, a vario titolo, 18 persone. Almeno una decina sarebbero state sottoposte a misura cautelare.

+++ NOTIZIA IN FASE DI AGGIORNAMENTO +++

Ti potrebbe interessare