Appalti al minimo storico: Ance Veneto attacca la riforma Delrio
Settecento milioni di opere pubbliche aggiudicate nel 2014 in Veneto: il dato, contenuto nell’ultimo rapporto dell’osservatorio della Regione sugli appalti, mette in allarme i costruttori dell’Ance, secondo cui si tratta del peggior dato dal 2008, anno di inizio della crisi economica. Infatti questa cifra, calcolata al netto dell’affidamento in concessione della Nogara-Mare (tuttora in discussione), è inferiore anche al 2010, anno di crisi nera in cui furono aggiudicati lavori pubblici per 825 milioni (senza calcolare quelli sotto i 150mila euro, il cui valore è stato calcolato solo a partire dal 2011). Gli edili imputano questa crisi dei lavori pubblici alle inchieste che hanno scoperchiato sistemi di corruzione (dal Mose in giù).
L’Ance teme un “blocco” delle opere pubbliche. Anche se, a dire il vero, il numero di bandi di gara pubblicati nel 2014 è cresciuto rispetto all’anno prima del 16%. Ma le aggiudicazioni «sono in divenire» annota l’Ance veneta, e gli «effetti, per un settore che ha perso in Veneto 50 mila occupati, 10 mila imprese e 7 miliardi di investimenti, appaiono ancora evanescenti».
Appalti: Ance Veneto contro la riforma
Ma è la riforma del codice degli appalti il vero allarme che traspare dalla nota diffusa oggi dai costruttori veneti. Il presidente di Ance Veneto Giovanni Salmistrari, infatti, concentra le sue critiche sul testo approvato il 3 marzo 2016 dal consiglio dei ministri su proposta del ministro Graziano Delrio, che fra le altre cose segna lo stop alle gare al massimo ribasso.
«Le inchieste – è la dichiarazione di Salmistrari – hanno indicato i nervi scoperti di un sistema di aggiudicazione delle opere pubbliche che va profondamente riformato per assicurare trasparenza, certezza e qualità delle esecuzioni. La riforma del codice dei contratti pubblici, che il governo ha approvato in prima lettura, lascia irrisolti molti nodi sia nella prospettiva di accrescere sicurezza e legalità degli appalti sia in quella di una ripresa degli investimenti».
I massimo ribasso? “Resta nel 95% dei casi”
Ance Veneto apprezza nella riforma Delrio le «novità positive in termini di semplificazione, qualificazione delle imprese (attraverso il rafforzamento del meccanismo della certificazione SOA) e delle stazioni appaltanti», oltre che «il forte limite ai lavori in house nelle concessioni assegnate senza gara».
Ma non vanno giù ai costruttori i capitoli del nuovo codice su massimo ribasso e gestione dei subappalti. «In Veneto – dice Salmistrari – il criterio del massimo ribasso ha interessato l’85,4% delle 1640 aggiudicazioni del 2014. La riforma del governo lascia intatto tale criterio sotto la soglia del milione di euro, ovvero, stando agli ultimi dati, per il 94,2% dei bandi regionali. Senza l’esclusione automatica delle offerte anomale, secondo un metodo antiturbativa suggerito dall’Ance, la riforma risulta di fatto ininfluente su la quasi totalità degli appalti regionali».
Altro punto critico, per Ance, è il nuovo criterio di offerta economicamente più vantaggiosa – che coniuga il valore dell’offerta economica con una valutazione dell’offerta tecnica e supera il criterio “brutale” del massimo ribasso – che nel disegno Delrio diventa il criterio preferenziale di aggiudicazione degli appalti sopra la soglia del milione di euro. Ebbene, denunciano i costruttori, «si rischia di attribuire troppa discrezionalità alle stazioni appaltanti». Quindi il nuovo criterio dovrebbe essere limitato ai casi in cui ci siano «effettivi livelli di specializzazione».
Salmistrari: “Limitare meccanismo delle varianti”
Infine tra i punti insufficienti secondo Salmistrari c’è il fatto che il testo non interviene su «aspetti da tempo segnalati dalla nostra categoria: occorre limitare il meccanismo delle varianti, dove spesso si annida il vulnus di qualità e legalità, facendo sì che le stazioni appaltanti mandino in gara solo progetti esecutivi; approvare un preziario regionale così da controllare i costi; assicurare una piena responsabilità della pubblica amministrazione, dove agiscono funzionari con un potere di condizionamento talmente forte da suggerire l’assenza di adeguati meccanismi di controllo e verifica interni».
«Bisogna agire presto – conclude – o rischiamo di essere travolti da un irragionevole clima che va a colpire in primis le molte imprese che quotidianamente combattono contro la crisi degli investimenti con onestà e serietà».