Marca Trevigiana: le esportazioni nel 2023 sono scese dell’1,4%
Nel corso del 2023, Marca Trevigiana ha segnalato un calo dell’1,4% dell’export rispetto all’anno precedente, con un volume di esportazioni attestato a 15 miliardi 668 milioni di euro. Questa flessione ha piazzato Treviso al di sotto della media regionale del Veneto, che ha registrato una riduzione dell’export dello 0,7%.
Tra i fattori che hanno influito negativamente su questa tendenza, spiccano i mercati dell’Unione Europea, post Brexit, dove il marchio “made in Treviso” ha subito una diminuzione dell’1,5%, con un fatturato esportato di 9 miliardi 839 milioni di euro. Questa performance è risultata essere peggiore rispetto alla media veneta, che ha evidenziato un modesto incremento dello 0,1%. Appena meglio nel resto del mondo, dove la variazione rispetto al 2022 è stata del meno 1,2%, con 6 miliardi 129 milioni di euro, comunque migliore della media veneta, attestata a meno 1,7%.
Analizzando i dati elaborati dal centro studi Confartigianato sull’export dei settori a più alta concentrazione di MPI, emergono alcuni trend interessanti. Tra i settori che hanno trainato le esportazioni troviamo il comparto alimentare, con un aumento dell’8,2% rispetto all’anno precedente, e i prodotti delle aziende manifatturiere, che hanno registrato un incremento del 4,4%. Anche gli articoli di abbigliamento hanno mostrato un segno positivo, con un aumento dell’1,1%.
Tuttavia, non tutti i settori hanno goduto di un periodo positivo. Segmenti come il legno, gli articoli in paglia e intrecciati hanno subito una contrazione dell’export del 9,5%, seguiti dai prodotti tessili (-6,1%), gli articoli in pelle (-5,8%), i mobili (-5,7%) e i prodotti in metallo (-1,7%).
«Alla fine, il segno meno è arrivato», commenta Oscar Bernardi, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana. «Un dato largamente atteso e che è un campanello d’allarme. Ci conforta comunque che l’export di settori a elevata concentrazione di MPI, che rappresentano il 42,2% delle esportazioni manifatturiere “made in Veneto”, sia andato meglio, con una variazione pari a più 0,2%. Questo ci conferma la valenza delle filiere del valore, per le quali le nostre imprese artigiane sono un pilastro insostituibile e determinante».
«Guardando in prospettiva, la penisola balcanica è un’area di particolare interesse economico per le MPI», sottolinea Oscar Bernardi. «L’ingresso della Croazia nell’area Schengen e nell’euro è una notizia positiva, che fa da contraltare alle preoccupazioni per la forte tensione politico militare tra Kosovo e Serbia. Confartigianato collaborerà con Governo e Regione Veneto affinché la strada dei Balcani si apra ancora di più. La concessione dello status di Paese candidato UE alla Bosnia ed Erzegovina in dicembre è stata un segnale concreto a sostegno della sua prospettiva europea. Come importante sarebbe che si avvicinasse anche la Serbia, Paese chiave per la stabilità dell’area. A fronte di queste prospettive positive, non possiamo nascondere la preoccupazione per il conflitto israelo-palestinese che destabilizza un’area verso la quale le nostre imprese sono particolarmente esposte».