Terme euganee, fanghi antinfiammatori naturali. Dalle ricerche nuove evidenze sulla loro unicità
I fanghi termali del bacino euganeo hanno proprietà antinfiammatorie legate alla straordinaria biodiversità dei microrganismi che li popolano e che rilasciano molecole benefiche. Conferme e importanti novità arrivano dalle ricerche scientifiche condotte dal Centro Studi Termali Pietro d’Abano in collaborazione con il Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova e pubblicate di recente su riviste scientifiche internazionali al top del settore.
Lo studio del microbiota ed in particolare dei minuscoli cianobatteri, dei quali sono stati recentemente isolati nuovi ceppi molto promettenti, è quindi di grande rilevanza per la valorizzazione del “prodotto simbolo” del territorio. La scoperta di queste nuove specie apre inoltre a linee di ricerca di elevato interesse anche su temi connessi all’origine della vita. Le aree termali sono considerate da molti studi il crogiolo primordiale dove tutto ha avuto inizio perché, all’interno dei fanghi, si ritrovano alcuni dei primi esseri viventi comparsi sulla terra, tra cui proprio i cianobatteri. Questi ultimi sono stati i primi organismi a liberare nell’atmosfera, attraverso la fotosintesi, l’ossigeno che ci consente di vivere sul nostro Pianeta.
Le ricerche
Una prima ricerca, promossa dal direttore scientifico del Centro Studi Fabrizio Caldara è stata coordinata dalla professoressa Nicoletta La Rocca, del Dipartimento di Biologia dell’Ateneo patavino, con il fondamentale contributo della dottoranda Raffaella Margherita Zampieri, attualmente ricercatrice del Centro Studi. Lo studio, pubblicato nella rivista Microorganisms (2020), ha indagato le condizioni ottimali per lo sviluppo del microbiota e della specie di cianobatterio più rappresentativa dei fanghi terapeutici delle Terme Euganee, il Phormidium sp. ETS-05. Il microbiota è risultato stabile, altamente riproducibile e ottimale per i fanghi maturati tra i 37 e i 47 gradi, variando invece a temperature inferiori o superiori.
«Un successivo studio – afferma La Rocca – è stato pubblicato nel 2023 nella prestigiosa rivista Journal of Applied Phycology ed ha verificato l’impatto di più parametri, tra cui temperatura, intensità, luminosa e mezzo di crescita, sullo sviluppo di Phormidium sp. ETS-05 e sulla produzione di nuovi principi attivi, gli esopolisaccaridi, che non erano mai stati testati in precedenza per un loro possibile contributo all’efficacia terapeutica dei fanghi».
L’osservazione dell’elevata presenza di queste molecole rilasciate dai cianobatteri, che formano il caratteristico biofilm di colore verde-azzurro sulla superficie dei fanghi terapeutici, ha spinto il Centro Studi a promuovere una nuova ricerca coordinata dalla professoressa Dalla Valle, sempre del Dipartimento di Biologia, e che ha visto la stretta collaborazione della dottoressa Zampieri e della professoressa La Rocca. In particolare, è stata testata l’ipotesi che anche gli esopolissacaridi, prodotti dai cianobatteri e dal microbiota, siano dotati delle proprietà anti infiammatorie che hanno reso famoso il Distretto. La ricerca ha impiegato come organismo modello un piccolo pesce denominato zebrafish, o pesce zebra, che permette di valutare l’azione di diversi composti come risposta ad uno stato infiammatorio indotto.
«I risultati, pubblicati nella rivista International Journal of Biological Macromolecules (2022) – spiega Dalla Valle – hanno restituito evidenze significative sulle proprietà antinfiammatorie e antiossidanti di questi composti, aggiungendo nuovi elementi scientifici per spiegare l’efficacia delle cure termali nel trattamento delle patologie articolari».
Quelle ottenute sono quindi informazioni preziosissime, perché offrono un ulteriore fondamento scientifico alla peculiarità del “prodotto simbolo” del territorio e forniscono anche indicazioni importanti sulle modalità di ottimizzazione della qualità del fango attraverso un vero e proprio processo biotecnologico, per fare in modo che le proprietà antinfiammatorie siano massimizzate per trattare al meglio le patologie croniche delle articolazioni.
Le ricerche realizzate di recente hanno consentito di rilevare inoltre che i fanghi nelle vasche termali degli stabilimenti mostrano tipologie di microrganismi simili a quelle delle sorgenti di acqua termale presenti in natura nel territorio.
«Una conferma – spiega Caldara – di quanto l’unicità dei fanghi delle Terme Euganee sia in perfetta risonanza con la singolarità dell’ambiente locale. Riconosciuti dalla Regione Veneto come fango DOC e tutelati da un brevetto europeo ottenuto nel 2012 proprio grazie all’attività del Centro Studi, rappresentano una sintesi della microbiodiversità del loro territorio di riferimento e in un certo senso contribuiscono a preservarla».
«Acque e fango termale – aggiunge Walter Poli, presidente del Centro Studi – rappresentano il nostro prodotto principale, custodito dalla cura e dalla passione di generazioni di albergatori e di operatori termali. Un’unicità valorizzata e divulgata dall’attività di ricerca del Centro Studi: le nuove ricerche ci offrono informazioni per migliorare costantemente la qualità del prodotto termale e per comunicarne l’efficacia nei trattamenti di fangobalneoterapia».