Secca del Po, nel 2022 la peggiore degli ultimi due secoli. Anche a causa dell'irrigazione

La secca del fiume Po del 2022 è stata la peggiore mai registrata negli ultimi due secoli.

Caldo, siccità, irrigazione intensiva sono solo alcuni dei fattori che hanno portato a registrare, l’estate scorsa, un livello critico record per il fiume. Una ricerca, pubblicata sulla rivista “Science Advancs”, guidata dagli studiosi dell’Università di Bologna e dell’Università Ca’ Foscari di Venezia ha mostrato che l’evento fa parte di una tendenza a lungo termine legata al cambiamento climatico.

Si tratta quindi di un trend che va avanti da anni, cambia la stagionalità dei flussi fluviali probabilmente perché nevica meno e questa neve si scioglie prima, prosciugando le riserve per l’estate. A tutto questo si aggiunge che nei periodi più caldi si continua a prelevare sempre più acqua dal fiume. “L’aumento tendenziale delle temperature ha certamente contribuito a modificare il regime del Po: se fa caldo, in inverno piove anziché nevicare, e la poca neve si scioglie prima, così aumentano le portate del fiume in inverno e diminuiscono in estate, quando le alte temperature favoriscono anche una forte evaporazione”, dice Davide Zanchettin, professore al Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e Statistica dell’Università Ca’ Foscari Venezia, tra gli autori dello studio.

I ricercatori hanno analizzato i dati sulla portata del fiume dal 1807 al 2022, constatando che quello dell’anno scorso è stato il periodo peggiore per il fiume più lungo d’Italia. C’è poi un altro elemento critico comparso nel 1900: l’irrigazione. Il forte aumento delle aree coltivate ha portato a un massiccio prelievo di acqua dal Po per usi agricoli. L’aumentare dell’intensità e della frequenza dei periodi di siccità porta a una maggiore necessità di acqua per l’irrigazione, che a sua volta contribuisce ad abbassare ulteriormente i livelli del fiume.

“Di fronte a questa complessità conoscere il futuro è difficile. Le proiezioni climatiche indicano un progressivo aumento della severità e della frequenza dei periodi di siccità nell’area mediterranea. È urgente premunirsi e ridefinire la gestione della risorsa acqua già adesso”, spiega Alberto Montanari, professore al Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali dell’Università di Bologna e primo autore dello studio.

Bisogna quindi, suggerisce lo studio, trovare delle soluzioni per adattarsi al cambiamento climatico repentino, per riuscire a limitare i rischi e i danni che provocherà.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Science Advances con il titolo “Why the 2022 Po River drought is the worst in the past two centuries”. Il gruppo di ricerca è composto da Alberto Mantovani e Serena Ceola (Università di Bologna), Davide Zanchettin e Angelo Rubino (Università Ca’ Foscari Venezia), Hung Nguyen (Columbia University, USA), Sara Rubinetti (Alfred Wegener Institute, Germania) e Stefano Galelli (Singapore University of Technology and Design).

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