Chiude il Tempio della Musica, l'ultimo negozio di dischi di Venezia
La musica è il medium che forse più di tutti attraversa le epoche, come un filo conduttore o una colonna sonora della nostra storia. E sono spesso le piccole storie a contare di più, a lasciare il segno e trasmettere il senso di un tempo, di un’epoca.
Il Tempio della Musica, negozio di dischi vicino a Rialto a Venezia, è il protagonista di una di queste storie. Un punto vendita aperto negli anni novanta da Simone Gabbia, ma terza generazione di un’eredità di più di ottant’anni.
Fu il nonno di Simone ad aprire il primo negozio, durante la guerra, e vendeva radio. Non ci mise molto il padre ad offrire il proprio contributo alla storia dei Gabbia, aprendo il negozio di dischi ad appena 16 anni. “Divenne subito un punto di riferimento per la musica classica” racconta Simone, “Importava Mahler dall’America, aveva tutta la collezione di Maria Callas”.
Oggi quel negozio non c’è più: il padre di Simone lo aveva chiuso per lavorare accanto a suo figlio fino al 2010, anno della sua scomparsa. E ora lo stesso destino tocca al Tempio della Musica, in Ramo del Fontego dei Tedeschi. A Natale il negozio della famiglia Gabbia ha chiuso i battenti, come racconta il Corriere del Veneto. Si tratta dell’ultimo esercizio a vendere questo tipo di articoli nel centro storico della città lagunare.
Si potrebbe imputare la colpa alla fruizione musicale che da anni ormai è prevalentemente digitale, o alle difficoltà dovute alla pandemia da Covid-19. Magari un insieme di diversi fattori, sia di evoluzione del mercato e della cultura musicale, sia di mancata reazione ad entrambi.
Dalla radio al vinile, dal vinile al CD e oggi lo streaming, costante nella fruizione di ogni contenuto del nostro presente. Il negozio dei Gabbia ha rispecchiato tutte queste epoche, ma come continuare un’attività che vende supporti, quando il supporto fisico scompare? La domanda non ha facile risposta, e si potrebbe osservare come solo negli ultimi anni la musica digitale ha sfruttato il proprio enorme potenziale per migliorare tutta l’esperienza che sta attorno all’ascolto (vedasi le copertine animate, o i testi delle canzoni).
Ma si può fare ancora di più e lo stesso Simone ha riconosciuto i risvolti più culturali della transizione verso il digitale: “È innegabile, lo streaming musicale offre una fruibilità pratica e illimitata: va contro il bisogno di comprare un disco – osserva Simone Gabbia al Corriere –. Ma così la musica è diventata sottofondo: non si pensa nemmeno cosa si vuole ascoltare, non si sceglie. Magari di un album, mettiamo in ripetizione un brano, perdendoci quello che voleva dire l’autore.”
Non è stato sufficiente nemmeno il prepotente ritorno del vinile, sull’onda di quella nostalgia che va tanto di moda anche tra i più giovani. “Quello del vinile è un mercato che decolla nelle grandi città”, osserva il proprietario, che conclude: “Ho smesso di comprare dal 2021, nell’ultimo mese di apertura ho venduto quello che mi era rimasto. Certo, qualcosa l’ho conservato per me.”
Foto: dalla pagina Facebook “Il Tempio della Musica di Simone Gabbia – Venezia”