Tassi Bce, la stangata: +267 milioni di euro del costo del credito per le PMI venete

Stiamo vivendo settimane cruciali per le politiche economiche europee e nazionali. Qualche giorno fa la Banca centrale europea, di fronte ad una inflazione in Eurozona che si avvicina alla doppia cifra 9,9% (era 9,1% ad agosto) -e nel nostro Paese ha appena raggiunto il +11,9% (record dal 1984), ha definito un terzo rialzo di 75 punti base dei tassi di interesse ufficiali (dopo  un primo incremento di 50 punti base in luglio e con un secondo di 75 punti base in settembre) ed inoltre “prevede di aumentare ulteriormente i tassi di interesse per assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% a medio termine.

“Siamo molto preoccupati –afferma il Presidente di Confartigianato Imprese Veneto Roberto Boschetto– La salita del costo del credito amplifica la compressione della redditività determinata dalla straordinaria pressione dei costi dell’energia e delle materie prime, mentre riduce la domanda per investimenti. Un combinato disposto che amplia la quota di imprese con una più elevata probabilità di insolvenza. La stretta rallenterà il settore immobiliare e quello delle costruzioni, i comparti che hanno sostenuto la ripresa post-Covid-19: il tasso medio sui mutui per l’acquisto di abitazioni da inizio anno ad agosto è già salito di 68 punti base”.

la Banca centrale europea potrebbe infatti generare un eccessivo impulso recessivo sull’economia italiana. Le ricadute sulle imprese della stretta monetaria sono pesanti. Per le micro e piccole imprese (MPI) fino a 20 addetti, al 30 giugno 2022 lo stock prestiti ammonta a 128.135 milioni di euro; nell’ipotesi controfattuale di un costo del credito che rifletta l’andamento dei tassi ufficiali – con una evoluzione simile a quella osservata nei rialzi adottati dalla BCE tra il 2006 e il 2007 – il ribaltamento degli ultimi tre aumenti dei tassi di riferimento avrebbe un impatto sul costo del credito per le MPI di 2.563 milioni di euro su base annua. Gli effetti si potrebbero ampliare con gli ulteriori rialzi previsti dal Consiglio direttivo della BCE.

“Tutto questo –sottolinea– significa per le imprese Venete 267 milioni di euro di maggiori costi! Siamo la seconda regione più penalizzata dopo la Lombardia (491 milioni di euro) e seguiti dall’Emilia-Romagna (262 milioni) e Piemonte (210). E non è tutto –prosegue Boschetto-. E’ attesa a breve anche la proposta di riforma delle regole europee di bilancio da parte della Commissione europea e, a novembre, infine, sarà varata la manovra di bilancio dal nuovo Governo Meloni che dovrà tenere conto di questo rincaro dei tassi di interesse che ha rilevanti effetti sui conti pubblici”.

“Per fortuna –afferma Boschetto- abbiamo il Governo nel pieno dei poteri e ci attendiamo subito provvedimenti che mantengano il credito d’imposta sui costi di elettricità e gas anche per dicembre e l’azzeramento degli oneri generali di sistema in bolletta anche per il primo semestre 2023 per arrivare ad un intervento strutturale che elimini definitivamente gli oneri generali di sistema dalle bollette delle piccole imprese. In ambito europeo auspichiamo interventi contro la speculazione sul prezzo dell’energia. Dal confronto su dati Eurostat, emerge infatti che a settembre i prezzi dell’energia elettrica in Italia salgono del 103,4% rispetto a dodici mesi prima, a fronte del +20,9% della Germania e del +10,6% della Francia; l’aumento in Italia è di 63,8 punti superiore alla media dell’Eurozona. Tutto ciò –conclude il Presidente– ricade anche sull’occupazione. Le previsioni di assunzioni delle imprese tra ottobre e dicembre 2022 monitorate da Unioncamere-Anpal sono in flessione del 10,4% rispetto allo stesso periodo del 2021, con una marcata accentuazione nella manifattura, dove domina l’incertezza dell’evoluzione dei costi energetici anche se, in Veneto in particolare, rimane diffusa la difficoltà di reperimento del personale, che ad ottobre arriva al 52% delle assunzioni previste in Veneto ben 7,8 punti percentuali in più in 12 mesi”.

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