“La terra a chi la lavora”, in un libro la lotta dei mezzadri veneti del Dopoguerra
“La terra a chi la lavora” è il nuovo libro, scritto dallo storico Mauro Pitteri ed edito da Agrilavoro con il contributo della Fondazione Fai-Cisl Studi e Ricerche, che racconta la lotta per l’emancipazione dei mezzadri veneti tra gli anni Cinquanta e Settanta.
Il libro sarà presentato venerdì 14 ottobre alle ore 18 a Campo di Pietra, frazione di Salgareda (Treviso) nell’azienda Ornella Molon, Via Risorgimento 40, dal sociologo Paolo Feltrin e dal Presidente della Fondazione Pastore, Aldo Carera, con la presenza dell’autore. Al fianco di Onofrio Rota, Segretario Generale della Fai-Cisl nazionale (la federazione che oggi rappresenta i lavoratori dell’agroalimentare), l’ospite d’onore: il 93enne Ferruccio Paro, testimone privilegiato che ha ricostruito gran parte delle vicende narrate nel saggio.. Modera l’incontro Vincenzo Conso, Presidente della Fondazione Fai-Cisl Studi e Ricerche.
L’evento sarà trasmesso in diretta streaming sulla pagina Facebook e sul canale Youtube della Fai-Cisl nazionale.
La storia dei mezzadri del Veneto orientale
A partire dal 1950 prende forma nelle campagne della Sinistra Piave e del Veneto Orientale un movimento che vede protagonisti i mezzadri e le loro famiglie. Guida questo profondo cambiamento la neo costituita Cisl, il sindacato di Giulio Pastore che si proponeva come organizzazione di rappresentanza di questi lavoratori, oggi si direbbe “atipici”, in alternativa sia ai Coltivatori diretti sia ai braccianti della Federterra Cgil.
A questo scopo, nel 1957 Pastore invia il modenese Antonio Neri a Treviso, che non si risparmia e nel giro di qualche anno costruisce una rete di dirigenti tra i quali Ferruccio Paro, nativo di Zenson di Piave. Non fu facile organizzare i mezzadri veneti, ma la voglia di emanciparsi dall’asservimento semifeudale a cui erano sottoposte intere famiglie fu più forte della paura: “se me vede el paron, se me vede el fator!”.
Forti di un crescente consenso, Neri e Paro daranno vita a una lunga, spesso aspra, lotta di riscatto, iniziata a Ca’ Tron di Roncade e proseguita poi a Monastier, a San Polo di Piave, dov’erano le aziende della Giol e dove sorse la prima cooperativa trattori; poi a Sernaglia, a Ponte di Piave e tanti altri paesi dove ancora vigevano vecchi contratti di mezzadria, e che si concluse vittoriosamente nel 1971, quando i mezzadri poterono acquisire le terre che lavoravano e a Oderzo e a Treviso, ma anche nel Basso Piave e nel Portogruarese, si organizzarono per celebrare orgogliosamente il “funerale della mezzadria”.
Grazie anche alla testimonianza di Paro e ad una ampia ricerca documentale, lo storico Mauro Pitteri, già autore dei testi “La giovane Tina Anselmi” (2018), “La ragazza della bandiera” (2021) e “Tina Anselmi per le donne” (2022), ha ricostruito e raccontato in “La terra a chi la lavora” le vicende di quello che è stato un conflitto sindacale decisivo per emancipare il Veneto dalla povertà. Un conflitto che divise, tra favorevoli e contrari, la leadership dell’allora partito egemone, la Democrazia Cristiana e le due diocesi trevigiane: più retriva Treviso, più aperta Vittorio Veneto (con Albino Luciani, allora vescovo, vicino ai mezzadri) e che contrappose la Cisl alla Coldiretti e alla Cgil.
Foto: Treviso, piazza Borsa, manifestazione dei mezzadri, 1960