Confartigianato Veneto, proposta anti inflazione: azzerare l'IVA sui prodotti alimentari
Azzerare l’IVA sui prodotti alimentari è la misura richiesta da Confartigianato Veneto per contrastare gli aumenti del costo dell’energia e delle materie prime. I rincari pesano sulle attività che, per non scaricare l’intero aumento sul prezzo finale, lavorano in perdita. La proposta di Confartigianato andrebbe a inserirsi nel “Decreto Aiuti”. Le soluzioni avanzate sono il prosieguo e l’aumento dei ristori per le bollette e l’azzeramento al 4% dell’Iva sui prodotti alimentari.
L’aumento dei costi
Sono oltre seimila i laboratori artigiani veneti (birrifici, caseari, pasticceri, lavorazione carni, panificatori, e alimentari vari) che lanciano l’allarme.
«Quello che ci crea più angoscia, in questo momento è sicuramente il rincaro del costo dell’energia: elettricità e gas. Dopo una cavalcata, da inizio anno che ha già più che raddoppiato i nostri costi, nel solo mese di luglio il CAEM, nostro consorzio per l’energia, stima un ulteriore +55%», spiega Cristiano Gaggion, presidente della federazione alimentazione di Confartigianato Imprese Veneto. Le attuali quotazioni della borsa elettrica preannunciano un forte aumento nel mese di luglio.
A questo si aggiungono i rincari delle materie prime: farina (+85%), burro (+80%), olio girasole (+40%), marmellate e cioccolato (+20%). Le attività faticano, quindi, a mantenere lo stesso livello occupazionale. Infatti, per non scaricare completamente gli incrementi sul prezzo finale, molti hanno deciso di lavorare in perdita per non incrinare il rapporto con la clientela.
La situazione del settore i possibili sviluppi
«Ci sono centinaia di imprese a rischio chiusura. La situazione è grave e all’orizzonte c’è un autunno davvero difficile. L’intera filiera alimentare artigiana veneta è ad un passo dal baratro», continua Cristiano Gaggion. Il settore offre lavoro a quasi 30 mila addetti che ora sono a rischio. Una nuova crisi che compare quando ci si stava lasciando alle spalle quella del covid. Si riesce a andare avanti anche grazie all’attenzione della clientela a consumare prodotti di qualità con materie prime del territorio.
«Per ora, al banco ci possono essere sì dei rincari, ma sono lievi e siamo convinti che non si rinuncerà al prodotto di qualità artigiana ma quanto sarà disposto a pagare il cliente medio? Serve un intervento sull’intera filiera, altrimenti fra poco sopravviverà solo la grande distribuzione», conclude il presidente della federazione alimentare.