Confindustria e un Veneto senza ambizioni
Baban lancia Boccia, Dolcetta lancia Storchi. Il resto del Veneto attende di capire su quale cavallo scommettere. Sperando che lo faccia un minuto prima degli altri, sperando che faccia pesare il proprio voto. Sperando che non sia un assalto al carro vincitore. Quanto questa strategia denunci il crollo delle ambizioni di quella che una volta amava definirsi “locomotiva d’Italia”, è inutile sottolinearlo.
La corsa alla poltrona numero uno di Confindustria, ancora una volta, vede il Veneto partecipare in ordine sparso. E se il vertice di Mogliano Veneto ha adottato una linea che sa di antico – niente candidature proprie, tutti sotto coperta fino a una chiara definizione dei rapporti di forza in campo – i fatti e le scelte dei confindustriali veneti più in vista ribadiscono una strategia già vista: quella dell’ordine sparso. Così, il neoconfermato presidente nazionale della Piccola industria, il veneziano Alberto Baban, appoggia la (ennesima) candidatura di Vincenzo Boccia. Rassegnandosi così all’impossibilità di esprimere una candidatura nordestina (magari la propria): «Il Veneto non può correre per arrivare secondo», aveva sottolineato qualche tempo fa.
Nel frattempo si muove anche il vicepresidente nazionale di viale dell’Astronomia Stefano Dolcetta, ormai da tempo in rotta con il presidente uscente Giorgio Squinzi. Il neopresidente della Banca Popolare di Vicenza lancia la candidatura di Fabio Storchi, imprenditore reggiano e presidente nazionale di Federmeccanica, presidente della Comer, azienda metalmeccanica che incarna quella connessione forte tra manifattura e innovazione che è uno dei cavalli di battaglia del presidente di Confindustria Veneto Roberto Zuccato.
In tutto questo, ci si chiede se hanno ancora un senso le parole di Giuseppe Zigliotto, presidente di Confindustria Vicenza, secondo il quale «il Triveneto ha definito a Mogliano una linea. Spero che tutti ci atterremo a quanto deciso». Se una linea c’è, è difficile intravvederne la traiettoria. Mentre è chiaro l’obiettivo, che poi è un po’ sempre lo stesso: garantire al Veneto una delle sei vicepresidenze nazionali. Non sarà un po’ pochino?