Cambiamenti climatici, l'allarme di Carraro: «Veneto il territorio più a rischio»

Dalla conferenza sul clima di Glasgow, una sola previsione pare assolutamente certa: il negoziato ancora in corso sull’intensità del riscaldamento globale ci costringerà a fare i conti presto con cambiamenti perpetui del nostro territorio e del nostro clima. E il Veneto – in particolare l’area di Venezia – potrebbe essere fra i territori più devastati dal cambiamento climatico. Per questo motivo, come riporta il Corriere della Sera, il Ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini aveva commissionato uno studio che si concentrasse in particolar modo sulle conseguenze economiche dei cambiamenti climatici a cui stiamo andando incontro. Il lavoro non è ancora stato ultimato, ma dal team di esperti capitanato da Carlo Carraro, economista dell’ambiente presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia di cui è anche stato rettore, sono arrivate le prime ipotesi di che cosa potrebbe accadere se non venissero azzerate le emissioni di CO2 entro mezzo secolo e la temperatura salisse mediamente di 3 gradi. E lo scenario, in particolare per il Veneto, è tutt’altro che sereno.

Veneto regione più a rischio

Carlo Carraro, già membro dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change), ha rilasciato un primo rapporto della relazione che verrà strutturata regione per regione. Il gruppo da lui guidato sottolinea che permane l’incertezza su alcuni scenari, ma allo stesso tempo presenta quelli più probabili o in parte già reali, visto che alcune trasformazioni sono già in corso. Un esempio è la probabilità di subire danni per eventi estremi causati dal cambiamento climatico, che negli ultimi anni è salita del 9%. Maggiori piogge al nord e una crescente siccità al sud sono altri effetti che stiamo già toccando con mano nel presente, ma la situazione più disastrosa in assoluto potrebbe essere quella a cui sta andando incontro il Veneto: in primis Venezia, che diventerebbe via via sempre più inagibile e perderebbe buona parte dei turisti così come la montagna che, vessata dall’innalzamento delle temperature, potrebbe veder mancare le proprie nevi invernali su cui si basa un’altra importante sezione del turismo veneto. Per non parlare, ovviamente, del rischio idrogeologico già elevato nella Regione, che potrebbe aumentare di pari passo all’aumento delle piogge.

Insomma, la transizione ecologica ha senz’altro un costo elevato, ma non fare niente o comunque non arrivare a dei risultati comporterà un prezzo da pagare, per l’Italia e per l’umanità, molto superiore.

 

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