Crolla la melicoltura veneta (-14%), produzione dimezzata nel veronese
Con quasi 6 mila ettari la coltivazione di mele in Veneto si classifica come prima coltura frutticola. La regina della frutta veneta è presente principalmente nelle campagne della provincia di Verona, leader indiscussa, che detiene il primato della produzione regionale (75%). È proprio nel territorio veronese che Coldiretti registra un calo del 50% con punte fino al 70%. Un crollo significativo rispetto alla media del 14% causato soprattutto – spiega Coldiretti – dall’andamento climatico in particolare per le gelate primaverili che hanno provocato danni rilevanti nei territori scaligeri con la complicità della cimice asiatica, ricomparsa dopo un 2020 che aveva registrato minori presenze rispetto all’anno precedente.
Seconda regione in Italia dopo il Trentino-Alto Adige, il Veneto produce tutte le varietà di mele in commercio: dalle Golden alle Gala, dalle Red Delicious alle Fuji fino alle Granny Smith.
Il Veneto è terra di biodiversità con piante destinate all’estinzione ma recuperate dagli agricoltori come il “Pomo Decio” nel veronese e il “Pom Prussian” tipico del bellunese. Nelle Dolomiti con le “Renette” le “Ferro Cesio” si confeziona, secondo tradizione, la barretta energetica “Kodinzon” famosa per essere arrivata sulle vette himalayane grazie a famosi alpinisti che l’hanno apprezzata come corroborante negli sforzi fisici.
I dati nazionali: flessione del 4%, fa bene solo l’Alto Adige
Nel pieno dell’ondata di caldo torrido che sta soffocando il Paese da nord a sud, parte la raccolta delle mele in Italia con un calo generale del 4% rispetto allo scorso anno a causa di maltempo che hanno ritardato di almeno una settimana la maturazione e fatto scendere la produzione a poco più di 2 miliardi di chili nel 2021 per quello che è il frutto più consumato a livello nazionale. È quanto emerge da un’analisi di Coldiretti su dati Prognosfruit in occasione dello stacco delle varietà più precoci.
L’Italia si classifica così – sottolinea la Coldiretti – al secondo posto tra i paesi produttori dell’Unione Europea dove la raccolta totale è stimata in 11,7 milioni di tonnellate con in testa la Polonia che registra un aumento della produzione del 22% per un totale di 4,17 milioni di tonnellate mentre al terzo posto si piazza la Francia con poco meno di 1,4 milioni di tonnellate (+3%).
Sulla raccolta pesano lungo tutto la Penisola le variazioni climatiche con il moltiplicarsi di eventi estremi con gelo, grandine, nubifragi, siccità e caldo torrido che ha condizionato fioriture e produzioni con cali fino al 23% rispetto al 2020. Unico aumento (+5%) in Alto Adige dove si attende una produzione di oltre 945 milioni di chili, mentre il Trentino cala del 7% con circa 493 milioni di chili e il Veneto fa registrare un crollo del 14% con quasi 173 milioni di chili.
Produzioni in caduta anche in Piemonte (-19%) con circa 178 milioni di chili e in Friuli (-6%) con 42 milioni di chili. Scivola pure l’Emilia Romagna (-3%) con poco più di 149 milioni di chili, ma il crollo peggiore lo registra la Lombardia con -23% e 19 milioni di chili nel 2021 mentre in Campania ci si prepara a staccare le prime Gala.
Ad incidere sui numeri anche le conseguenze della pandemia da Covid e la burocrazia. Infatti la mancata proroga dei permessi di soggiorno ai lavoratori stagionali extracomunitari già presenti in Italia mette a rischio la campagna. Coldiretti ha denunciato la necessità di prorogare i permessi di soggiorno scaduti lo scorso 31 luglio almeno fino al 31 dicembre 2021, onde evitare che molti lavoratori siano costretti a tornare nel loro Paese.