Vendemmia a rischio per mancanza di manodopera. Coldiretti: «Estendere i permessi di soggiorno»
Le imprese agricole rischiano di trovarsi a ranghi ridotti in un momento delicatissimo della stagione, per la mancata proroga dei permessi di soggiorno ai lavoratori stagionali extracomunitari già presenti in Italia.
Solo in Veneto – secondo Coldiretti – la manodopera stagionale, in particolare da Africa, Asia e altri Paesi non comunitari, nel 2020, ha fatto registrare 29 mila assunzioni di cui 1/3 nel periodo della raccolta di uve e della frutta nel terzo trimestre.
Il presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini ha scritto una lettera al Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese per chiedere un intervento immediato, che dia risposte alle esigenze delle aziende agricole, per le quali il momento della raccolta rappresenta il frutto di investimenti economicamente rilevanti dell’intera annata agraria che per nessun motivo possono andare perduti.
«C’è la necessità di prorogare i permessi di soggiorno scaduti lo scorso 31 luglio almeno fino al 31 dicembre 2021 – spiega Prandini – per evitare che molti lavoratori siano costretti a tornare nel loro Paese. Si tratta peraltro di operai agricoli stagionali qualificati che ormai da anni sono impiegati sul territorio nazionale, tanto da essere diventati indispensabili per l’attività di molte aziende nostrane, con cui in molti casi sono nati rapporti anche di amicizia».
«Per rassicurare il sistema produttivo – aggiunge – è importante anche anticipare la pubblicazione del decreto flussi per il 2021 che possa consentire già dai primi di settembre la presentazione sia delle istanze per lavoro stagionale che le richieste di conversione dei permessi stagionali. Due provvedimenti necessari anche per evitare il rischio dell’infiltrazione nel mercato del lavoro agricolo di persone senza scrupoli che potrebbero sfruttare la difficoltà delle aziende, anche approfittando dei problemi causati dalla pandemia».
Per Daniele Salvagno, presidente di Coldiretti Veneto, «occorre superare le difficoltà burocratiche che ostacolano l’impiego di questi lavoratori». Per mettere in sicurezza sia le aziende che gli operai stagionali Coldiretti ha promosso con le Ulss del territorio un programma ad hoc di vaccinazione, intercettando le figure più vulnerabili che non possono accedere al portale della Regione. «Si tratta di una attenzione richiesta direttamente dalle imprese agricole che ha colto subito la disponibilità dell’ufficio della prevenzione regionale», continua Salvagno. «A livello nazionale invece viene ottenuto da mani straniere più di 1/4 del Made in Italy a tavola, con 368 mila lavoratori provenienti da ben 155 Paesi diversi che hanno trovato regolarmente occupazione in agricoltura, fornendo il 29% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore, secondo il Dossier di Idos al quale abbiamo collaborato».
Per salvare le produzioni Made in Italy Coldiretti ha proposto anche di dare la possibilità a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani di poter lavorare nei campi attraverso una radicale semplificazione del voucher “agricolo”. «Un provvedimento che interesserebbe almeno 25mila italiani in un momento in cui tanti lavoratori sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione sono in difficoltà».
«Con appena lo 0,3% degli infortuni da Covid-19 che hanno interessato il settore dell’agricoltura, il lavoro in campagna – aggiunge l’associazione – è il più sicuro grazie all’attività all’aperto e alla possibilità di mantenere le distanze anti contagio».