Industria calzaturiera veneta, l'export traina la ripresa: nel primo trimestre +6% sul 2020
Timidi segnali di ripartenza nel primo trimestre 2021 per l’industria calzaturiera veneta grazie all’export: +6% rispetto al 2020, ma i livelli pre Covid restano lontani. Secondo gli ultimi dati elaborati dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici, dopo le flessioni senza precedenti registrate nel 2020, con una perdita di circa 1/4 del fatturato e della produzione nazionale, il graduale miglioramento nella situazione epidemiologica ha favorito in avvio dell’anno un ritorno a livelli di attività un po’ meno negativi rispetto ai trimestri precedenti, benché ancora ampiamente sottotono.
Riparte il calzaturiero veneto: dati in crescita, ma la strada è lunga
In Veneto nel primo trimestre 2021 il numero di imprese (tra calzaturifici e produttori di parti) ha registrato, secondo i dati di Infocamere-Movimprese, una debole crescita (+4 unità, tra industria e artigianato), accompagnata però da un saldo negativo di -111 addetti. Sul fronte dell’export si registra un primo recupero: +6,2% in valore sullo stesso periodo dell’anno precedente, tra calzature e componentistica.
Le prime 5 destinazioni dell’export veneto nel primo trimestre 2021 sono risultate: Francia (+4,1%), Svizzera (+75,9%), Germania (+0,2%), USA (+37,8%) e Spagna (-10,6%). Il Veneto, con una quota del 27,6% del totale, è la prima regione italiana per fatturato export davanti a Toscana e Lombardia. Pari al -4,8% il gap con i livelli del primo trimestre 2019 pre-pandemia.
«La ripresa è ancora distante, sebbene l’attenuarsi della virulenza pandemica riesca a farci intravedere la luce in fondo al tunnel – spiega Siro Badon, Presidente di Assocalzaturifici commentando i dati nazionali del settore – Se sul fronte estero il rimbalzo di marzo è bastato per riportare i risultati del trimestre almeno sui valori della prima frazione 2020, non così sul mercato interno, dove la chiusura dei negozi nei centri commerciali nel weekend, misura rimossa solo lo scorso maggio, ha indotto un ulteriore calo negli acquisti delle famiglie rispetto ai primi 3 mesi di un anno addietro. I tempi di recupero non saranno brevi, con pesanti conseguenze sulla selezione tra le imprese e la tenuta occupazionale. In particolare, la produzione nazionale evidenzia nel primo trimestre una flessione del -6,4% su gennaio-marzo 2020 e addirittura un -30% circa sull’analogo periodo 2019 pre-pandemia. Sul mercato interno, gli acquisti mostrano un calo del -3,5% in quantità e del -6,9% in termini di spesa, con un divario superiore al -20% su due anni addietro».