Riaperture, incognita meteo per i ristoratori: «Di sera è ancora freddo»

Incognita meteo per le riaperture di ristoranti e agriturismi, con servizio al tavolo possibile solamente all’aperto. Gli agriturismi veneti si preparano a riaprire alla luce del nuovo decreto Covid, ma con molta preoccupazione per le condizioni meteorologiche della prossima settimana.

I ristoratori fanno sapere che stanno ripartendo le prenotazioni, legate anche a cerimonie come battesimi e feste di laurea, ma i titolari delle strutture faticano a programmare il lavoro perché fa ancora freddo non solo in montagna e in collina, ma anche in pianura. Lo comunica in una nota Confagricoltura Veneto.

Gestori agriturismi: «Preoccupazione per il meteo, speriamo nei vaccini»

«La voglia di riaprire è tanta dopo un anno in cui abbiamo lavorato poco o niente – sottolinea Leonardo Granata, presidente di Agriturist Veneto, l’associazione degli agriturismi di Confagricoltura e titolare dell’agriturismo Monte Sereo a Bastia di Rovolon (Padova)- e per noi la possibilità di allestire posti all’aperto è scontata, dato che disponiamo di spazi ampi in mezzo alla natura. La domanda che molti si fanno è: si potranno usare? Fa ancora freddo non solo sulle montagne, come le Dolomiti bellunesi o la Lessinia veronese, ma anche sulle colline come i Colli Euganei e anche in aperta campagna. Ci auguriamo che la campagna vaccinale prosegua speditamente in modo che la situazione si possa sbloccare in vista dell’estate. Per i nostri agriturismi è importante portare a casa almeno una stagione intera e recuperare. Anche perché c’è il capitolo ristori che non sta funzionando. Tantissime attività, pur dimostrando le perdite del 30 per cento, ad oggi non hanno ancora visto nulla».

Tanti agriturismi stanno programmando di riaprire il 1° maggio. Spiega Alberto Faccioli, titolare dell’agriturismo Valgrande a Bagnolo di Po (Rovigo) e presidente di Agriturist Rovigo: «Noi stiamo mettendo fuori i tavoli perché riapriremo lunedì, ma è un terno al lotto. Noi stiamo ricevendo prenotazioni anche per Comunioni e altre cerimonie, ma la gente ci chiede: e se piove? Io ho un tendone, ma se c’è il vento o piove la temperatura diventa insopportabile. I funghi non li compriamo: abbiamo già speso troppi soldi per metterci a norma per l’emergenza Covid. Lavoreremo sicuramente, ma in maniera ridotta, anche perché la sera c’è pure il coprifuoco alle 22 e la gente non si sposta il sabato sera in campagna per tornare a casa così presto».

Pranzi, cene e «apericene», ma in quota è ancora troppo freddo

In controtendenza qualche agriturismo cittadino di Verona, pronti a riaprire la settimana prossima: «Noi riapriamo giovedì 29 aprile con la formula dell’apericena, con l’idea di accogliere la gente dalle 18 in poi – spiega Giovanni Ederle, titolare dell’agriturismo Corte San Mattia di Verona – Si tratta, in questo caso, soprattutto di giovani, più disponibili ad affrontare anche temperature non ottimali. Sabato e domenica a pranzo avremo invece quasi solo famiglie e inoltre disporremo di cestini picnic da distribuire agli escursionisti, che potranno consumarli dove vogliono in mezzo alla natura, tempo permettendo. In caso di pioggia ci arrangeremo con ombrelloni e impermeabili, altro non ci resta fare. Il paradosso è che abbiamo alcuni ospiti, che stanno pernottando, che ceneranno all’interno, mentre gli altri saranno all’esterno. Ma la situazione è questa e tocca essere comunque guardare avanti ed essere ottimisti».

Nel Bellunese la situazione è più incerta. «Per il 1° maggio abbiamo richieste per un pranzo di battesimo, ma non sappiamo ancora come muoverci – spiega Daniele Simoni, che conduce la Cascina Dolomiti di Cesiomaggiore, in provincia di Belluno, con la moglie Valentina Guerriero. “Se piove cosa facciamo? Non abbiamo coperture esterne e inoltre c’è ancora freddo all’aperto, perché siamo vicini alle montagne innevate. Non siamo a Messina, come facciamo a organizzare il lavoro in queste condizioni? Ci sembra una presa in giro: è un anno che siamo chiusi e ora ci fanno aprire in queste condizioni. E per chi sta in malga la situazione è ancora più critica».

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