World social work day, Zambello: «Cresce il disagio, potenziare la risposta dei servizi»
«La pandemia ha messo in evidenza come scelte, comportamenti e condizioni di ognuno siano intrecciate a quelle altrui. Una consapevolezza che in questo anno difficile ha spinto gli assistenti sociali del Veneto a sviluppare progetti di innovazione per continuare ad essere vicini alle persone, alle famiglie e alle comunità». Questo il bilancio con cui Mirella Zambello, presidente dell’Ordine degli Assistenti sociali del Veneto, ha aperto il convegno digitale «Ubuntu. Io sono perché noi siamo. Rafforzare la solidarietà sociale e una connessione globale» che ha celebrato la Giornata Mondiale del Servizio Sociale.
L’appuntamento promosso dall’Ordine degli assistenti sociali del Veneto, in collaborazione con le Università di Verona, Padova e Venezia, ha registrato la partecipazione di oltre 900 fra professionisti, docenti, studenti e rappresentanti del Terzo settore.
RINNOVI DEI CONTRATTI E NUOVE ASSUNZIONI: I NODI DA SCIOGLIERE
L’intervento sociale che in questo anno si è mostrato capace di mettere in campo soluzioni innovative, ha proseguito Zambello, deve essere rafforzato a partire dal superamento della precarietà degli assistenti sociali: “Non c’è garanzia sul rinnovo dei contratti a tempo determinato in scadenza degli assistenti sociali assunti grazie ai fondi PON (Programma operativo nazionale)”.
Negli enti locali del Veneto, secondo i dati presentati nel corso dell’evento da Dania Manferoce, vicesegretario nazionale del sindacato unitario SUNAS e direttore del Centro Studi Iris Socialia, operano 966 assistenti sociali, un dato di poco inferiore rispetto al livello essenziale di un professionista ogni 5000 abitanti fissato dalla normativa.
Nel complesso sono 11 le regioni italiane che non raggiungono questo parametro: se ci sono territori che registrano dati molto più negativi, il Veneto appare lontano dai valori di altre regioni come il Trentino Alto Adige, dove la presenza di assistenti sociali sfiora la soglia di 1 ogni 2500 abitanti o dell’Emilia-Romagna dove è già stato centrato l’obiettivo di 1 ogni 4000.
«La legge di Bilancio – ha spiegato Zambello – offre delle opportunità di assunzioni per raggiungere il livello di 1 professionista ogni 5.000 abitanti, ma l’accesso ai fondi stanziati è possibile solo per i Comuni che hanno già un rapporto di 1 a 6500». Un valore che il Veneto raggiunge complessivamente, ma non in tutti gli ambiti territoriali: ecco che l’accesso alle risorse non è possibile per tutti gli enti locali, con il paradosso che vengono penalizzate proprio le realtà in cui la carenza di personale è più forte.
LA FOTOGRAFIA DEL DISAGIO: CRESCE LA FRAGILITA’ DELLE FAMIGLIE
La presidente Zambello ha inoltre presentato gli esiti di un monitoraggio sul lavoro sociale nell’anno della pandemia svolto dal Consiglio dell’Ordine attraverso quattro gruppi di lavoro: “Preoccupa – ha spiegato – la fragilità delle famiglie, con un’accentuazione esasperazione delle situazioni di conflitto e di violenza, anche in molte situazioni in cui prima del Covid non si era mai manifestato alcun disagio. Si osserva un forte aumento dei nuovi accessi ai servizi sociali, un preoccupante incremento del disagio psichiatrico, della violenza di genere e delle dipendenze, specie fra i più giovani”.
Altri nodi l’allentamento delle reti sociali e delle relazioni familiari per gli anziani soli e l’isolamento e le difficoltà di reddito delle famiglie con minori disabili. A cui ha risposto una forte capacità di adattamento e di innovazione delle formule di aiuto: “Si è evidenziata, ad esempio, l’esigenza di risposte con forme di abitare supportato, di social housing, per sostenere le persone fragili con una rete di servizi integrati tra il pubblico ed il volontariato e privato sociale”. Zambello ha anche avanzato alcune proposte operative: “Sono da potenziare i servizi territoriali e le forme di collegamento tra l’ospedale ed il territorio, ad esempio rinforzando le Centrali Operative Territoriali con assistenti sociali. Ma occorre anche rendere permanenti le equipe Usca integrate con gli assistenti sociali, al fine di potenziare gli interventi domiciliari, così come serve individuare strumenti burocratici adeguati per i progetti di comunità e ridurre i tempi di risposta nell’operatività e nei progetti di aiuto”.
Dopo i saluti dell’assessore del Comune di Padova Marta Nalin, del presidente del CSV di Padova Emanuele Alecci e dei rappresentanti degli atenei veneti, la mattinata ha poi registrato un ricco programma di interventi per proporre una riflessione sugli scenari che attraversano la professione a livello nazionale ed europeo. Il portavoce del Forum del Terzo Settore Marco Ferrero ha sottolineato la portata della sentenza della Corte costituzionale 131/2020 che ha riconosciuto il principio di sussidiarietà definendo i gruppi sociali come “membrana fondamentale per la salute della democrazia e il buon funzionamento delle istituzioni”.
La parlamentare europea Elisabetta Gualmini ha spiegato invece come la pandemia abbia portato a un cambio di passo anche da parte dell’UE, assegnando una nuova centralità ai temi e alle politiche collegate alle politiche di Welfare. Nella seconda parte della mattinata sono state presentate alcune buone prassi maturate nel territorio padovano, chesaranno rilanciate nei prossimi giorni.