Superbonus 110%, boom di lavori in Veneto. E Confartigianato chiede la proroga

Il superbonus 110% è senza dubbio una occasione da non perdere per il comparto dell’edilizia, che porta in dote anche l’obiettivo di abbattimento delle emissioni di CO2: tanto che in Veneto sono stati avviati lavori per oltre 35 milioni di euro.  Tuttavia, il vero stimolo che “sta mettendo le ali” alla richiesta di lavori di efficientamento energetico, consolidamento e ristrutturazione degli edifici, rinnovo e abbellimento delle facciate, è la possibilità di cedere il credito d’imposta nascente, ad altri soggetti. Agli istituti di credito in particolare.

«A tal proposito rivolgiamo un appello al nuovo Governo affinché permetta agli italiani di sfruttare sin da ora le opportunità offerte dalla stesura del recovery plan, favorendo concretamente la transizione energetica e green, attraverso una proroga della cessione del credito a terzi, banche comprese, almeno ai prossimi 5 anni». A farlo Roberto Boschetto, Presidente di Confartigianato Imprese Veneto che aggiunge: «stessa prerogativa per il rinnovo del superbonus e delle altre detrazioni “tradizionali” che cesserebbero di esistere, invece, con la fine del 2021. Proprio per la necessità di pianificare le opere, mettendo in conto anche i tempi di risposta della Pubblica Amministrazione, si eviti di attendere la fine dell’anno per concedere una proroga così importante. Si parla anche di digitalizzazione della PA e della spinta che il recovery plan può rappresentare per compiere degli effettivi passi avanti anche in questa direzione: serve una semplificazione delle pratiche edilizie. Bene, si inizi a lavorare -chiede il Presidente- perché gli effetti si avvertano già attraverso procedure più semplici e veloci per l’accesso agli atti e per tutto l’iter da porre in essere per l’avvio dei cantieri. Prevedendo nella nostra regione dei circuiti straordinari di accesso alla documentazione e di rilascio dei titoli che riducano le tempistiche di risposta».

INVESTIMENTI IN STARTUP E PMI INNOVATIVE: LE AGEVOLAZIONI DEL DECRETO RILANCIO

Secondo le regole attuali previste per le detrazioni da lavori di ristrutturazione e manutenzione straordinaria, di ecobonus, bonus facciate, la possibilità di cedere il credito cesserà con la fine del 2021 (tra poco più di 10 mesi). Rimarrà infatti, sino a fine 2022, solo per gli interventi che danno diritto al superbonus 110%. Se si pensa ai tempi di autorizzazioni per avviare un cantiere (mesi, anche più di 6 per interventi “pesanti”), e si aggiunge il fatto che determinate opere necessitano di condizioni climatiche idonee e clementi, tipiche del periodo primaverile ed estivo, il conto del numero degli interventi per cui si potrà sfruttare concretamente la cessione del credito d’imposta, è di certo inferiore alle aspettative.

Ciò che si sta riscontrando sul campo è che sfruttare il volano generato da Superbonus, sconto in fattura e cessione del credito d’imposta richiede un intreccio di competenze tra cittadini committenti, professionisti, imprese realizzatrici delle opere e banche che acquisiscono il credito, che ha necessitato e necessita ancora di essere pienamente rodato. Tra luglio 2020, data di nascita delle misure di cui parliamo, e dicembre 2020, si sono susseguiti ben 10 atti di portata normativa innovativa a cui questi attori si sono dovuti adeguare. Senza contare gli ulteriori e continui chiarimenti forniti dall’Agenzia delle Entrate a suon di interpelli, a cui ci si deve attenere.

«Tanto per intenderci anche in termini di numeri -avverte Boschetto-, qui ci giochiamo una parte consistente del recupero dei quasi 9 punti di Pil bruciati dal coronavirus. Si parte dalle costruzioni per un semplice motivo: il moltiplicatore è altissimo, da cinque a sette volte l’investimento effettuato. Tradotto, significa che il mattone, specie se coniugato in termini di qualità e supportato dalle più moderne tecnologie, trascina la bellezza di 82 comparti esterni, dai serramentisti agli esperti di domotica, dagli impiantisti ai tecnici energetici. Un impatto sul tessuto economico che non ha eguali: in Veneto, giusto per dare una dimensione, nel sistema casa operano 53mila600 imprese artigiane con 107 mila addetti (con risultati in parte positivi e in controtendenza nel 2020 rispetto al totale artigianato). Se non bastasse, c’è un altro settore alla finestra: il mobile-arredo, uno dei pilastri del made in Italy, che dal bonus mobili portato a 16mila euro si attende una boccata d’ossigeno».

«Sul fronte 110% -conclude Boschetto-, buone notizie arrivano dall’ENEA per la nostra regione.  Dal 3 dicembre all’8 febbraio i lavori ammessi all’agevolazione in Italia sono passati da 72 a 338 milioni, mentre il numero dei cantieri aperti è cresciuto da 537 a 2.960. In questo contesto si contendono il primato regionale il Veneto, con 380 interventi ma una spesa di 35,7 milioni, e la Lombardia, che ha un numero inferiore di interventi (348) ma una spesa maggiore, 43,1 milioni di euro. E’ evidente che siamo appena partiti: le premesse sono positive ma bisogna semplificare e prolungare la misura».

Qualche numero: l’ammontare complessivo di detrazioni sfruttate dai contribuenti negli ultimi dieci anni, per interventi di recupero del patrimonio edilizio, (parliamo della classica detrazione del 50% che include ristrutturazioni, manutenzioni straordinarie per intendersi) è pari a 37,8 miliardi in Italia di cui 3 miliardi e 584 milioni di euro in Veneto. Ammontano invece ad un miliardo e 584 milioni di euro di detrazioni per risparmio energetico. Proseguendo, grazie all’Ecobonus, nel 2019 le famiglie venete hanno investito 392,2 milioni di euro per realizzare oltre 47mila interventi di riqualificazione energetica, con un risparmio di circa 153 GWh/anno. Sempre nel 2019, attraverso il risparmio energetico non qualificato sono stati effettuati oltre 71mila interventi con un risparmio complessivo che supera gli 126,4 GWh/anno”.

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