L’effetto Covid sul turismo veneto: crollo di arrivi (-61%) e presenze (-54%)
Veneto, il Covid ha colpito duramente il turismo regionale: i dati parlano chiaro il 2020 si è chiuso con un – 61,1% degli arrivi e un – 54,4% delle presenze. Ciò è dovuto soprattutto alla forte riduzione di turisti stranieri, che nel 2019 rappresentavano il 65,3% dei visitatori, e le cui presenze nel 2020 si contraggono del 68,3%, mentre quelle nazionali calano del 25,3%, nonostante i segni positivi di agosto (+8,6%) e di settembre (+0,5%).
Turismo veneto, buon inizio nel 2020 poi la pandemia e il crollo
Eppure lo scorso anno era iniziato bene: gennaio +8,1% e febbraio +2,1% nelle presenze, ma poi la pandemia, il lockdown e le successive limitazioni agli spostamenti hanno determinato il crollo dei flussi turistici: marzo (-83,7%), aprile (-95,7%), maggio (-93,4%), giugno (-79%). A luglio inizia la ripresa, con numeri che comunque rappresentano la metà di quelli registrati nello stesso mese del 2019, ad agosto le presenze segnano un -28%, a settembre -31,9%, ad ottobre -58,7%, a novembre – 73,3%, a dicembre -74,5%.
Tutte le destinazioni hanno risentito della crisi. Le città d’arte e le località termali appaiono le più colpite con una perdita delle presenze turistiche superiore al 65%: nel corso dell’anno le città d’arte hanno registrato 16,6 milioni di presenze in meno, la sola città di Venezia ne ha perse 9,4 milioni (-72,5%); alle terme risultano 2,1 milioni di presenze in meno, cifra importante per questa tipologia di destinazione (-66,1%).
La stagione balneare si conclude con flussi turistici molto inferiori a quelli usuali (11,6 milioni di presenze in meno), riassunti da un -45,9%. I pernottamenti nelle località del lago di Garda sono dimezzati (-56,6%), 7,4 milioni in meno. Il turismo in montagna ha avuto un buon avvio del 2020 prima della pandemia e perdite lievi in estate, all’insegna del distanziamento, ma la contrazione dei flussi è comunque pesante e pari a -24,2%, anche per l’impatto della chiusura degli impianti di risalita durante le festività natalizie.
Anche l’area del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, registra nel 2020 un dimezzamento dei flussi turistici (-53,1% degli arrivi e -45,6% delle presenze). Per quanto riguarda le Province, quella di Belluno si segnala per la perdita di presenze più contenuta, -24,8%, mentre le province più colpite sono Verona, Venezia, Padova e Treviso, con perdite attorno al 60%. Come facilmente prevedibile, si è registrata nei mesi estivi una crescita del turismo domestico e soprattutto regionale: +6% a luglio, +15% ad agosto e +24% a settembre.
La provenienza dei turisti nel 2020
I turisti provenienti dal resto d’Italia aumentano solamente ad agosto (+4%), nonostante numeri comunque inferiori al consueto, hanno dimostrato una propensione a raggiungere le destinazioni venete in tutto il periodo estivo.
Gli stranieri invece calano drasticamente (-68,3%), con qualche arrivo a partire da luglio, quando i confini sono stati aperti, e dati migliori ad agosto e settembre, comunque quasi dimezzati rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente. In un periodo di spostamenti limitati, quindi, la clientela italiana assume un’importanza strategica, con il 53% dei pernottamenti (33% nel 2019).
Le riduzioni più contenute, seppur importanti, riguardano i turisti provenienti dalle nazioni geograficamente più vicine all’Italia: Germania -54,3%, Austria -61,9%, Paesi Bassi -57,6%, Svizzera -55,2%.
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