Covid, crollano i consumi: Veneto seconda peggiore regione (-66%) da inizio pandemia

Covid, è crollo dei consumi: il Veneto è la seconda peggiore regione d’Italia per calo di fatturato nei settori della ristorazione, dell’abbigliamento e dei viaggi nel periodo che va da febbraio 2020 a gennaio 2021, con una diminuzione in questo ambito del -66,2%. Lo rivela lo studio dell’Osservatorio Confimprese-EY, la rilevazione dell’Osservatorio permanente sull’andamento dei consumi nei settori ristorazione, abbigliamento e non food elaborato da Confimprese-EY.

Il punto sull’anno appena terminato con un confronto tra i mesi compresi tra febbraio 2020 e gennaio 2021: il mercato a livello nazionale perde quasi la metà dei fatturati (-44,2% rispetto a febbraio 2019-gennaio 2020, un periodo già non particolarmente brillante), con la ristorazione a -53%, l’abbigliamento a -44,1% e il non food a -28,8%. Male centri commerciali e outlet (-47,3%), ma non va molto meglio alle high street (-40,7%). Si salvano in parte i mesi di agosto e settembre, con circa -20%.

Oltre al Veneto, le regioni con il trend più negativo dall’inizio della pandemia sono: la Sicilia (-75,8%) e l’ Emilia-Romagna (-64,5%). La Lombardia cede il 59,4%. Capitolo città: a gennaio Palermo è in picchiata (-78,3%), superando Venezia (-75,3%) e Firenze (-57,2%). Milano arretra del 54%.

Crollo dei consumi in Veneto: i dati nazionali sulle perdite di gennaio 2021

Per quanto riguardo il solo gennaio 2021, a livello nazionale i settori più colpiti sono stati: la ristorazione, il calo dei consumi in quest’ambito è stato del 71,4%; l’abbigliamento (-59,7%); e il più colpito di tutti, il settore viaggi, che archivia gennaio con un -73,8% e nutre diverse perplessità sul quando potrà ripartire a pieno regime.

Complessivamente, la flessione si attesta a -58,4%, la seconda peggiore performance dopo lo scorso novembre (-66,7%), a parte i tre mesi di lockdown, dove le perdite sono arrivate al -90%.

L’Osservatorio definisce questa situazione economica drammatica e pesantemente condizionata da tre fattori: la chiusura di ristoranti e bar alle 18, l’Italia ancora divisa in zone, la chiusura nei weekend dei centri commerciali.

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