Effetto Covid, per due imprese su tre c'è calo di fatturato
Oltre due terzi delle imprese italiane tra giugno e ottobre hanno constatato una riduzione del proprio fatturato, mentre il 37,5% ha dovuto chiedere il sostegno pubblico per la liquidità e il credito. Questi sono alcuni dati Istat tratti dall’ultimo report «Situazione e prospettive delle imprese nell’emergenza sanitaria Covid-19», pubblicato con l’obiettivo di valutare agli effetti della pandemia sull’attività delle imprese e le loro prospettive.
Il 32,4% (con il 21,1% di occupati) segnala rischi operativi e di sostenibilità della propria attività e il 37,5% ha richiesto il sostegno pubblico per liquidità e credito, ottenendolo nell’80% dei casi. La diffusione della vendita di beni o servizi mediante il proprio sito web è quasi raddoppiata, coinvolgendo il 17,4% delle imprese. Nonostante la crisi, il 25,8% delle imprese (che occupano il 36,1% degli addetti) è orientata ad adottare strategie di espansione produttiva.
A Nordest mostrano una riduzione del fatturato tra il 10 e il 50 per cento, con una concentrazione molto elevata di imprese in Friuli Venezia Giulia, pari al 49,4 % delle imprese, all 44,1% in Veneto e 41,9% in Trentino Alto Adige. In Veneto comunque timidi migliormenti per quel che riguarda la quota di imprese con vendite in crescita, con un 12,5% sopra la media nazionale.
Riduzione fatturato imprese: i dati
Il 68,4% delle imprese ha dichiarato una riduzione del fatturato nei mesi giugno-ottobre 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019. Nel 45,6% dei casi il fatturato si è ridotto tra il 10% e il 50%, nel 13,6% si è più che dimezzato e nel 9,2% è diminuito meno del 10%.
Rispetto a quanto rilevato per il bimestre marzo-aprile 2020, si conferma dunque un’elevata incidenza di imprese con il valore delle vendite in flessione (erano il 70%) ma si riduce l’intensità: il 41,4% delle imprese aveva infatti riportato una riduzione del fatturato superiore al 50% rispetto agli stessi mesi del 2019, il 27,1% tra il 10 e il 50% e il 3% meno del 10%.
Scende anche l’incidenza di casi di mancata realizzazione di fatturato (1,9% rispetto al 14,6% di marzo aprile) mentre si amplia la quota di imprese con valori del fatturato stabili (19,9% rispetto a 8,9% di marzoaprile) o in aumento (il 9,8% rispetto al 5%). In particolare il 3,8% dichiara un aumento inferiore al 10% e il 6,0% superiore a tale soglia.
Sul territorio, la quota di imprese con vendite in crescita risulta superiore alla media nazionale nella provincia autonoma di Trento (17,5%), in Veneto (12,5%) e Abruzzo (12,3%). Sul versante opposto, la quota di imprese che fanno registrare una flessione del fatturato superiore al 50% è più alta nel Lazio (18,3%), in Sicilia (17,4%), Campania (17,3%) e Calabria (17,1%). A livello settoriale, recuperano rispetto ai risultati particolarmente negativi di marzo-aprile le imprese che operano nelle costruzioni, con il 26,8% che dichiara una stabilità del fatturato e l’11,5% una crescita, contro l’8,3% e il 6,1% di marzo-aprile.
Nel complesso, recupera anche il settore della produzione di beni intermedi ma con specificità a livello di singoli comparti. Più nel dettaglio, la metallurgia presenta una quota relativamente elevata di imprese con flessione del fatturato mentre nelle industrie farmaceutiche l’incidenza di dinamiche positive, pur consistente (22% dei casi), è inferiore a quella di marzo-aprile (28%); l’opposto avviene per l’industria della chimica (21,8% a giugno-ottobre e 18,6% a marzo-aprile).
La quota di operatori che riportano una perdita di fatturato compresa tra il 10 e il 50% è superiore alla media complessiva (45,6%) nel comparto dei beni alimentari (50,8%) e in quello dei beni di investimento (49,2%). All’interno della manifattura sono particolarmente colpiti la fabbricazione di prodotti in pelle, l’industria del legno, della carta stampata.
La fabbricazione di altri mezzi di trasporto registra invece una quota significativa di imprese con un fatturato in crescita (26,2%). Il commercio, in particolare quello al dettaglio, ha risultati in linea con quelli aggregati nonostante le limitazioni amministrative: il 42,3% registra un calo del 10-50%, il 10,6% di oltre il 50% e l’11,2% di meno del 10%. Molto più negativo l’andamento dei servizi ricettivi: il 43,5% delle imprese dichiara assenza di fatturato o una diminuzione superiore al 50%, il 43% un calo del 10-50%.
Analogamente, il comparto della ristorazione registra il prevalere di flessioni, anche se con un’intensità inferiore rispetto a quello ricettivo: il 26,7% non registra fatturato o subisce riduzioni di oltre il 50%, il 56,3% tra il 10-50%. I servizi alla persona, alle imprese o professionali si confermano i comparti più colpiti non riuscendo a beneficiare se non in misura limitata del complessivo miglioramento rispetto alla situazione di marzo-aprile.
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