Sci, la conta dei danni: con le piste chiuse 20 miliardi di euro in fumo
Venti miliardi di euro, questa è la cifra del potenziale danno economico che il settore del turismo invernale dovrà fronteggiare se la gente non potrà tornare sugli sci, con le piste chiuse. Una perdita notevole, una cifra vicina all’1% del PIL nazionale, questo il danno che la montagna legata all’industria dello sci sarà costretta a subire senza l’avvio della stagione invernale.
Piste chiuse, una questione nazionale
In questi ultimi giorni la questione ha aperto un dibattito nazionale: nonostante l’accordo tra regioni sul protocollo comune da adottare per iniziare la stagione in sicurezza ( vedi https://www.venetoeconomia.it/2020/11/riapertura-piste-da-sci/), infatti, sia Conte che diversi membri del governo si sono dichiarati contrari alla riapertura. Il problema quindi rimane, è la riapertura degli impianti sciistici annunciata dall’Austria non ha fatto che infiammare ulteriormente la polemica.
Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Provincia di Bolzano, Provincia di Trento, Veneto e Friuli Venezia Giulia, però, non ci stanno «non è corretto parlare di “sci”non indispensabile, attorno alla stagione invernale abbiamo intere economie di montagna e alcune centinaia di migliaia di posti di lavoro perlopiù stagionali” – hanno dichiarato congiuntamente gli Assessori – “infatti agli impiantisti bisogna aggiungere i noleggi, le scuole di sci, i ristoranti, i rifugi, gli alberghi, i bar, i negozi e tutte le altre attività economiche legate, dall’artigianato alla filiera alimentare, senza dimenticare il settore dei traporti privati, dei servizi, della moda, dei carburanti e così via».
Turismo invernale, l’appello delle regioni a Gualtieri
Tutte le Regioni alpine hanno calcolato in 20 miliardi l’indotto diretto della stagione invernale; è evidente che quest’economia caratterizza fortemente molte valli delle nostre Alpi, ma vale lo stesso anche per gli Appennini. «Senza l’apporto della stagione invernale per la montagna è il disastro totale. Chiudere durante le festività natalizie significherebbe pregiudicare irrimediabilmente l’intera stagione, molti non aprirebbero nemmeno più.»
«Lanciamo un appello al ministro dell’economia Roberto Gualtieri affinché ci possa incontrare ed ascoltare. Il trasporto di persone sugli impianti a fune deve essere considerato alla pari di altri mezzi di trasporto, come bus e treni. Noi siamo pronti al confronto con il governo per evitare rischi collegati alle festività, e siamo sicuri che è possibile gestire la questione. Del resto quando chiediamo l’apertura dei comprensori sciistici in sicurezza grazie al protocollo approvato lunedì lo facciamo per tutelare un indotto che è vitale per la montagna, ad oggi non ci sono alternative per garantire un tale indotto e occupazione. Pertanto, sia in caso di prolungamento della chiusura dei comprensori sciistici sia nel caso di una riapertura con forti limitazioni di presenze sugli impianti e piste da sci, chiediamo al Ministro Gualtieri e al Governo Conte di prevedere adeguate misure economiche di ristoro per le attività direttamente ed indirettamente coinvolte», così hanno concluso gli Assessori delle Regioni delle Alpi.
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Molte famiglie soffrono le difficoltà dovute al contagio, che è tornato a farsi sentire fortemente in questi giorni. Sul fronte sgravi, vi diamo due buone notizie: