L'infortunistica spiegata da Giulio Marchesoni: infortunio non simulato e reintegro | Video
Con una recente pronuncia del Tribunale del lavoro di Salerno, un lavoratore licenziato per un infortunio simulato è stato reintegrato al posto di lavoro precedentemente occupato, facendo venir meno la giusta causa invocata dalla azienda all’atto del provvedimento e stabilendo di fatto l’insussistenza del fatto contestato.
Il fatto risale al 2018; la battaglia legale ha visto come protagonista un lavoratore, dipendente di una industria grafica, afflitto da un trauma distorsivo lombare con una prognosi di 18 mesi. A due giorni dalla scadenza al lavoratore viene fatta una contestazione disciplinare, seguita da comunicazione di licenziamento, senza preavviso per giusta causa. L’azienda sostiene che abbia simulato l’infortunio o comunque ne abbia enfatizzato la gravità con attività extra lavorative che ne hanno prolungato l’assenza. Il lavoratore contesta invece tale visione aziendale chiedendo reintegro e risarcimento.
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Nello specifico, l’azienda ha contestato una serie di attività extra lavorative che facevano presumere l’inesistenza dell’infortunio e una simulazione dello stesso o quantomeno una condotta che pregiudicava o ritardava la guarigione e quindi il rientro al lavoro. Una agenzia di investigazione aveva infatti documentato, attraverso il pedinamento dell’uomo, che il soggetto interessato si era recato al mare, a fare la spesa e alle giostre con la figlia, aiutando la moglie con i sacchetti e tenendo in braccio la figlia.
Tale tesi è stata però smontata dal perito di parte e da alcune testimonianze ed il Tribunale ha valutato questo tipo di condotta non come una violazione da parte dei doveri di buona fede e correttezza nell’esecuzione del rapporto. La mancanza di illeceità e di rilevanza disciplinare della condotta contestata ha portato pertanto all’annullamento del licenziamento e al risarcimento del lavoratore.