Ovs contiene le perdite nonostante il lockdown

Calo dovuto al lockdown ma spiragli di crescita per il gruppo veneto di abbigliamento Ovs. Vendite nette nel secondo trimestre in riduzione del 18% sullo stesso periodo del 2019, a causa dei giorni di chiusura per lockdown. Il semestre chiude con vendite nette pari ad €375,7 milioni (-42% rispetto al 2019). In forte crescita nel periodo (+80%), le vendite dei siti web OVS e Upim.

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Ma l’EBITDA rettificato del secondo trimestre, invece, è al 13,2% sulle vendite nette ed a €36,1 milioni, sostanzialmente in linea con lo scorso anno grazie ai minori mark-down ed alle azioni di contenimento costi adottate. Interamente recuperata da Ovs, quindi, la perdita di EBITDA del primo trimestre. Positivo anche il risultato rettificato prima delle imposte, nel trimestre ad €15,4 milioni. Posizione finanziaria netta rettificata ad €410,6 milioni, in linea con quella del 31 luglio 2019, nonostante la perdita di incassi dovuta al periodo di lockdown.

Ovs, il commento di Beraldo

«Il trimestre appena concluso ha visto la nostra società tornare a un risultato positivo – spiega l’Ad di Ovs Stefano Beraldo -. Ragguardevole l’andamento del fatturato nel periodo maggio-luglio, diminuito solo in proporzione ai giorni di chiusura, tanto più se si considera che, oltre al forte calo del traffico nelle settimane immediatamente successive alla riapertura, si e’ verificato anche lo slittamento dei saldi al mese di agosto, con conseguente minor afflusso nel mese di luglio. Forte la crescita nei nostri canali online, con un incremento nei tre mesi dell’86%. Molto positivo l’andamento delle vendite nel periodo successivo alla chiusura del semestre».

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Molte famiglie soffrono le difficoltà dovute al contagio. Sul fronte sgravi, vi diamo due buone notizie:

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«La nostra offerta di prodotto e’ stata molto apprezzata e siamo particolarmente soddisfatti della performance della componente estiva, che ha solo in minima parte risentito dei mesi di chiusura forzata. Interessante e differenziato l’andamento nelle diverse situazioni demografiche. Male città d’arte e centro città di Milano, causa mancanza turismo e smart working. Molto bene le aree restanti, dove la nostra presenza capillare nel territorio, abbinata al posizionamento rivolto alle famiglie, sono stati premiati».

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