Screening Coronavirus Università di Padova, test della saliva per professori e dipendenti

Screening Coronavirus all’Università di Padova. Un test importante, probabilmente il maggiore in Italia, per i più di ottomila fra professori, dipendenti, ricercatori dell’Ateneo patavino. Un test che sarà ripetuto con cadenza regolare, in modo così da avere un’analisi precisa su come si sviluppa l’evoluzione pandemica su un campione rappresentativo piuttosto ampio. Un’opportunità scientifica che la Regione del Veneto appoggia: come ha annunciato il governatore Luca Zaia, sarà proprio la Regione a finanziare lo screening.

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Screening Coronavirus Università di Padova, test della saliva

Con lo screening Coronavirus Università di Padova l’ateneo continua ad essere al centro della ricerca sulla pandemia. Mentre le lezioni sono pronte a riprendere, con almeno 40mila dei 60mila studenti pronti a tornare in aula. Questo grazie soprattutto al piano straordinario voluto dal rettore Rosario Rizzuto a favore degli studenti: 15 milioni di investimento divisi fra internet gratis per tutti, contributo per l’affitto o per il trasporto, acquisto di un pc per le matricole.

«Padova è un punto di riferimento scientifico unico nel suo genere. E presento questo progetto con grande orgoglio – afferma Zaia -. Un programma sperimentale unico a livello nazionale. Test della saliva per il Covid, mai visto in Italia»

«Sarà un progetto di grande valenza per il mondo scientifico – spiega il rettore dell’Università di Padova Rosario Rizzuto -. Fra meno di venti giorni ricominciamo le lezioni in presenza. Da maggio lavoriamo affinché i nostri corsi possano ricominciare in presenza. Abbiamo più di 400 aule, tutte attrezzate. Avremo steward che controlleranno il flusso in entrata e uscita. E abbiamo dovuto affittare nuove aule».

«Dobbiamo continuare a monitorare, non dobbiamo abbassare la guardia sulla pandemia – continua Rizzuto -. Il professor Mario Plebani è venuto da me e mi ha detto: l’affidabilità del test della saliva è ora pare a quello dei tamponi. Così i nostri docenti e dipendenti che vengono a contatto con gli studenti, una volta ogni 20 giorni, potranno testare il loro stato rispetto al virus ma farlo in maniera molto meno fastidiosa. Infatti è molto più semplice fare un test della saliva che un tampone. Così siamo in grado di tutelare e rassicurare non solo chi va in aula, ma anche gli studenti».

E per gli studenti? «Non possiamo fare 60mila test della saliva, tanti quanti sono i nostri studenti, ovviamente. Ma possiamo identificare i positivi grazie all’app di presenze e monitorare i contatti. Così isoliamo il contagio. Questo è particolarmente rilevante all’Università, perché abbiamo aule da 100-150 persone. Grazie all’app gli studenti saranno monitorati dalla app presenze, così si saprà eventuali positivi dove erano seduti in aula».

L’app è obbligatoria, l’Università di Padova già ce l’aveva per i corsi a frequenza obbligatoria. Il meccanismo è stato leggermente modificato. Ora i posti saranno numerati, così l’app saprà dire subito chi era vicino all’eventuale positivo. Il test della saliva sarà su base volontaria.
Come funziona il test della saliva? Si farà da solo, masticando un bastoncino, che poi si metterà (andando al lavoro) in uno degli otto punti di raccolta nella città di Padova. 

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