L'annuncio di Crisanti: «Zero contagi Veneto». Ma ci sono tamponi in arretrato
Il messaggio finale, in fondo, non cambia: il Coronavirus Veneto va verso i zero contagi. Un dato simbolico che si sta cercando di ottenere quanto prima. Anzi, che pare essere ottenuto. C’è un pare di troppo, lo sappiamo. Ma quanto successo la sera di giovedì 21 maggio lascia spazio ancora a qualche dubbio. La «virostar» Andrea Crisanti (così l’abbiamo definita nel pezzo che racconta come l’Università di Padova lo ha riportato, ex cervello in fuga, in Italia, qua si può leggere) ha annunciato l’ottenimento di quota zero contagi Veneto. Sentenziando che «Il modello Veneto funziona».
Una buona notizia, alla quale ha dato credibilità anche l’intervento di Rosario Rizzuto, rettore dell’Ateneo patavino. «Un risultato straordinario, che in questi mesi difficilissimi abbiamo atteso con ansia. Adesso vivo deve essere il ringraziamento al sistema sanitario regionale, cui l’università con la sua scuola medica partecipa con grande qualità e passione, ed a tutte le cittadine e cittadini che hanno conquistato questo risultato con il loro comportamento rigoroso. Adesso non abbassiamo la guardia, ma guardiamo al futuro con ancora più ottimismo». Ma dalla Regione Veneto, invece, il governatore Luca Zaia frenava gli entusiasmi. Qual è il punto? Effettivamente zero contagi Veneto sono stati raggiunti, ma rimangono circa 15mila tamponi «in arretrato» ancora da smaltire. Lo si potrà fare velocemente, visto il nuovo metodo con la «superprovetta» (e qua lo spieghiamo).
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Zero contagi Veneto, il dato reale
Dalla vicenda rimane un’indicazione reale: ormai i nuovi contagi in Veneto si contano ogni giorno sulle dita di una mano. Nonostante si vadano a cercare nei luoghi dove c’è la maggiore possibilità di contagio. Ed è per questo che si può dire senza ombra di smentita che si stia parlando di ottimi dati. A preoccupare sono alcune immagini di assembramenti che arrivano dalle città venete. Zaia lo ha detto chiaramente: basteranno pochi casi concentrati a far sì che intere città vedano tutto richiuso, diventando zona rossa. E questo vale anche per l’intera regione, se la situazione dovesse peggiorare. Bisogna tenere duro, anche perché c’è una grande speranza in arrivo: se tutto continuerà così a livello epidemiologico dal 2 giugno non sarà più obbligatoria la mascherina.
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