Coronavirus, lo stallo Veneto: opere bloccate per 8,6 miliardi di euro

Solo nella Regione Veneto l’epidemia da Coronavirus ha messo lo stop alle 4 grandi opere pubbliche in corso, bloccando investimenti per 8,6 miliardi di euro. Non subiscono lo stesso effetto scuole, strade e ospedali, che potrebbero ottenere il via libera ai lavori già in poche settimane. E in Italia si moltiplica la necessità di interventi «piccoli ma indispensabili» su ponti, viadotti e sistema idrico.

Un grosso problema burocratico, dunque, quello che interessa le quattro grandi infrastrutture già finanziate: Av Verona-Padova Iricav 2 (4,9 miliardi di euro), Sistema di tangenziali venete (2,2 miliardi di euro), Terza corsia A22 tratto Verona-Modena (760 milioni di euro), Superstrada Valsugana-Valbrenta- Bassano Veneto (753 milioni di euro).

Tra procedure amministrativo-progettuali richieste, vere e proprie guerre giudiziarie tra le imprese e tira e molla tra la politica centrale e quella locale chissà mai quando vedranno la luce. Questa situazione di stallo da una parte non permette il via ai lavori, e dall’altra non contribuisce minimamente alla crescita della domanda interna, che mai come ora ha dovrebbe avere un sostegno.

Gli interventi «piccoli ma indispensabili» in Italia

Oltre alla realizzazione delle grandi infrastrutture «carismatiche», nel nostro Paese ci sono moltissimi interventi «piccoli ma indispensabili» in gran parte dei Comuni italiani, per la salvaguardia della sicurezza di milioni di cittadini, e che potrebbero dare una spinta alla ripresa della domanda interna.

In particolare, lo studio Cgia evidenzia che l’88 per cento dei circa 8 mila Comuni italiani ha almeno un’area classificata a elevato rischio idrogeologico, il 40 per cento circa delle abitazioni di edilizia residenziale pubblica è ubicato in zone ad alto rischio sismico. Ma non solo: su circa 6.000 opere censite  – gallerie, ponti, viadotti, etc – quasi 2.000 necessitano di interventi urgenti da attuare subito, senza aspettare il prossimo crollo.

Ultimo ma non meno importante, lo studio sottolinea le pietose condizioni del sistema idrico pubblico, che perde per strada il 38 per cento dell’acqua trasportata, a causa dell’elevato livello di deterioramento della rete.

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