Lavoro: a Padova persi 7mila posti nel 2012

Quasi settemila posti di lavoro persi nel 2012 a Padova e provincia, dei quali oltre cinquemila solo nella piccola e media impresa del settore artigiano e del terziario. L’anno appena concluso presenta un bilancio ancor più pesante di quello già nero del 2011, quando erano entrati in mobilità 6.039 lavoratori: a fine 2012 sono 6.871, con un incremento del 12%. E i segnali di ripresa dei primi mesi dell’anno scorso sembrano essersi dissolti. Questi i principali risultati diffusi dal centro studi della Cisl di Padova.

Ben 6871 i posti di lavoro persi in un anno. Aumentano i licenziamenti nella piccola e media impresa (nel 2011 erano stati 4.278, nel 2012 5.444), sono invece in diminuzione quelli registrati nell’industria tradizionale (1.427 rispetto ai 1.761 nel 2011). Le ore totali di cassa integrazione autorizzate sono risalite agli stessi livelli del 2009 (17.816.288 l’anno scorso, 17.758.692 nel 2009), con una sostanziale differenza: rispetto a quattro anni fa, il ricorso alla cassa integrazione ordinaria risulta dimezzato, mentre è aumentata in modo significativo la cassa integrazione straordinaria (da 6.148.491 a 7.200.278) ed è più che raddoppiata la cassa integrazione in deroga (da 3.694.291 a 7.498.284). Nel 2011 le ore totali di cassa integrazione straordinaria e in deroga erano state rispettivamente 6.833.006 e 6.308.000. La maglia nera la deteneva il 2010 con oltre 26 milioni di ore complessive.

L’emorragia di posti di lavoro è generalizzata. «In crisi non è soltanto la produzione – evidenzia Adriano Pozzato, segretario generale della Cisl di Padova – i servizi, che all’inizio sembravano essere stati risparmiati, sono investiti in pieno. I dati sulla mobilità e  sulla cassa integrazione in deroga confermano poi che anche le piccole imprese, i tanti terzisti che costituiscono una linfa per l’economia del nostro territorio, stanno vivendo un momento difficile. Insomma, l’intero sistema appare bloccato. Di fronte a una situazione di questo tipo, servono misure di ampio respiro per rilanciare i consumi interni attraverso la riduzione della pressione fiscale. L’accordo dello scorso 21 novembre, firmato dai sindacati delle imprese e dei lavoratori, tranne la Cgil, che riduce al 10% la tassazione sul salario di produttività, va nella giusta direzione, perché consente di aumentare la disponibilità di reddito dei lavoratori e al tempo stesso incoraggia le imprese in cui si evidenzia qualche segnale di ripresa. Il termine previsto per l’emanazione del decreto attuativo è scaduto il 15 gennaio: auspico che il decreto arrivi nei prossimi giorni, come assicurato dal ministro Fornero, perché è fondamentale disporre delle risorse previste dall’accordo».

La via per rispondere alla crisi delle piccole imprese, sostiene poi il segretario generale della Cisl di Padova, non è necessariamente solo quella dell’aggregazione: «Devono essere accompagnate in percorsi che le aiutino a strutturarsi e ad accedere più facilmente al credito: percorsi che non devono portare a una crescita dimensionale a tutti i costi. Anche le imprese di piccole dimensioni possono risultare molto competitive, a patto che si mostrino capaci di sinergie per rispondere alle nuove sfide investendo insieme in ricerca e innovazione, razionalizzando i costi, adottando strategie di marketing mirate, ricercando sbocchi nei nuovi mercati dove la domanda è ancora forte».

A fare le spese della crisi non sono solo i lavoratori dipendenti: in molte realtà, gli imprenditori si trovano a vivere i loro stessi drammi e le loro stesse preoccupazioni per il futuro. Una situazione che secondo la Cisl può trovare risposta solo attraverso una diffusa solidarietà e una forte coesione sociale, favorendo altresì i percorsi che possano avvicinare le maestranze ai datori di lavoro, nella comune ricerca di risposte alla crisi. «Dobbiamo imparare ad usare tutte le possibilità offerte dalla contrattazione di secondo livello», è l’invito che arriva da Pozzato. Fra le priorità indicate dal segretario generale della Cisl, anche la necessità di ripristinare l’iscrizione alle liste di mobilità per i lavoratori licenziati dalle piccole imprese e, a livello locale, «il rafforzamento dei servizi per l’impiego della nostra Provincia, che devono essere dotati di più risorse e più personale, visto che l’utenza è aumentata del 150% in questi 4 anni di crisi mentre il personale si è ridotto». Un rafforzamento che deve dare sviluppo al nostro modello padovano di gestione dei servizi per l’impiego, che deve sempre più riflettere le direttive europee, «rafforzando l’accompagnamento personalizzato e incentivando una formazione mirata per aiutare chi perde il lavoro a  ricollocarsi in quei settori in cui c’è un’offerta».

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