Autonomia, tutto da rifare con la fine del governo Conte. Zaia: «Per noi non cambia nulla»

Dopo la giornata campale del 20 agosto, con il dibattito in Senato sulla crisi di governo e le dimissioni dell’ormai ex premier Giuseppe Conte, per l’autonomia differenziata del Veneto è tutto da rifare. Di fatto lo stesso leader della Lega Matteo Salvini, nel discorso con cui ha ribattuto dai banchi del parlamento alle accuse che Conte gli ha rivolto, non ha citato nemmeno una volta il tema tanto caro all’elettorato del Carroccio in Veneto e in Lombardia.

Con l’inizio delle consultazioni, oggi, al Quirinale, e l’incertezza che ancora avvolge i possibili sbocchi di questa crisi di ferragosto, una cosa sembra certa: la trattativa, iniziata tra Lega e Movimento 5 Stelle e andata avanti per i 14 mesi di governo, ripartirà da zero, se lo farà, e con nuovi attori attorno al tavolo. Tante le bozze circolate, innumerevoli i vertici convocati, sconvocati e rinviati a Palazzo Chigi e nei ministeri. Ma alla fine nessuna firma è stata apposta dai presidenti delle regioni “autonomiste” a trazione leghista, Luca Zaia e Attilio Fontana.

Il giorno dopo la fine dell’esperienza giallo-verde, Luca Zaia non molla però la sua bandiera. E rilancia, promettendo che la giunta regionale continuerà ad essere «un nido di vespe» per qualunque nuovo governo si insedierà a Palazzo Chigi. E che, nell’ipotesi che non si vada a nuove elezioni subito, vedrà quasi sicuramente la Lega al di fuori della maggioranza.

«Per noi non cambia nulla rispetto all’autonomia – ha detto Zaia ai giornalisti la mattina del 21 agosto – perché continueremo ad essere un nido di vespe rispetto ai governi. L’ho fatto col governo di sinistra, l’ho fatto col governo giallo-verde, lo farò anche con gli altri governi. Tutti mi chiedono: ma l’autonomia quando arriverà? L’autonomia in Veneto verrà. Si ringrazi il fatto che noi abbiamo fatto un referendum, quello che sostenevano inutile, oggi la forza del Veneto è di aver fatto un referendum e di aver coinvolto 2 milioni 328mila veneti. E quindi questo referendum sarà sempre il tormento di ogni governo».

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