Assindustria Venetocentro, il 46% degli imprenditori boccia il governo
Un sondaggio tra 530 imprenditori delle province di Padova e Treviso mostra una platea spaccata sul giudizio sul governo giallo-verde: richiesto di esprimere un voto «sull’operato del governo», il 46% ha dato un giudizio negativo o molto negativo, mentre quasi il 54% ha dato un giudizio positivo o appena sufficiente.
Il sondaggio di opinione dal titolo “Italia nel quadro globale e le azioni per la competitività” è stato condotto da Assindustria Venetocentro, in collaborazione con Fondazione NordEst, dal 20 giugno al 20 luglio su un campione di 530 imprenditori delle due province.
Nel dettaglio, il 31,4% ha dato un giudizio «negativo» (42,7% tra i medio-grandi) e il 14,6% ne ha dato uno «molto negativo»: nel complesso il 46%, con picco del 55,4% tra i medio-grandi, è convinto che l’esecutivo stia lavorando male. I voti «positivi» sono il 12,9% e i «molto positivi» solo lo 0,8%. Per il 40,2% invece il giudizio è «appena sufficiente».
Il 33% pensa che la scelta dei partiti di maggioranza di proseguire insieme non muterà e il governo non subirà modifiche, mentre un altro 16,2% che i nuovi equilibri politici (dopo le europee) renderanno necessario un rimpasto di governo. Ma sul medio periodo, per quasi tre imprenditori su dieci (27,1%), il solco tra Lega e Cinque stelle sui contenuti della prossima legge di Bilancio porterà alla rottura del «contratto» e quindi a probabili elezioni anticipate. E per il 23,7% a una manovra in aperto contrasto con i vincoli Ue che riaprirà scenari di instabilità e scontro e procedure di infrazione con Bruxelles.
Agli intervistati è stato chiesto di indicare tre priorità realistiche in ordine di importanza per uno «choc competitivo» che nella prossima manovra finanziaria scuota l’Italia dal torpore: per il 42,9% la prima (con distacco) è “ridurre il cuneo fiscale e contributivo sul lavoro”, indicata inoltre come seconda priorità dal 21,1% e come terza dal 12,6%. Seconda in ordine di priorità è “ridurre la spesa pubblica”, in cima per il 14,7% (seconda per il 16%, terza per il 14,5). Conquista il podio come terza azione prioritaria “investire in istruzione, formazione, innovazione, R&S”, indicata come prima leva competitiva dal 12,3% (seconda e terza rispettivamente dal 19,3 e dal 17%).
Sì all’autonomia, non piacciono flat tax e salario minimo
Solo ai quarto posto invece la flat tax (“riduzione del carico fiscale su tutti i contribuenti indipendentemente dal livello di reddito”), priorità numero uno per il 9,9% (seconda per il 14,7, terza per l’8,9). Tra le riforme istituzionali più che economiche, “realizzare condizioni di maggiore autonomia per le Regioni che lo chiedono” è dal primo al terzo posto tra le priorità per la competitività dell’Italia per un quarto degli imprenditori (24,8%). Freddezza invece sulla “introduzione del salario minimo” (il maggior costo per le imprese è stimato in 6,7 miliardi), indicata tra le prime tre priorità solo dal 7,1%.
Quanto alle sfide globali o fattori di instabilità che preoccupano gli imprenditori per gli effetti negativi sul contesto economico e le performance aziendali, fra tutti spicca “l’eventuale esplosione di una crisi del debito in Italia”, primo timore per il 50,2% (secondo per il 19,3%, terzo per il 13,5). Seguono, a distanza, l’instabilità dell’Ue dopo le ultime elezioni per il 16% (secondo e terzo fattore di instabilità per il 28 e il 21,8%) e le conseguenze della Trumpnomics, il protezionismo commerciale americano per il 15,7% (secondo per il 21,7, terzo per il 19,1). Tra i maggiori timori anche l’egemonia economica cinese. Sembra preoccupare di meno l’aggravarsi delle tensioni Usa-Iran e ancor meno, in chiave globale, il tema dei migranti e del controllo delle frontiere.
L’incertezza domina il sentiment degli imprenditori sulla situazione economica italiana (72,6%), a fronte del persistere di rischi derivanti dal protrarsi delle tensioni internazionali (protezionismo, scontro Usa-Cina, frenata Germania, Brexit) e dall’incerto quadro politico interno. E sulle aspettative tra sei mesi gli imprenditori si dividono tra incerti (47%) e pessimisti (43,1%).
«Dopo un anno perso per la crescita e ingenti risorse orientate più all’assistenza che allo sviluppo, non perdiamo l’occasione della prossima legge di Bilancio – dichiara Maria Cristina Piovesana, presidente di Assindustria Venetocentro -. Ora bisogna andare al punto vero per la ripresa e concentrare ogni spazio disponibile di spesa: un abbattimento permanente, strutturale e universale del cuneo fiscale (oggi pesa in busta paga dal 107 a oltre il 150%) a favore dei lavoratori e delle imprese».
«I risultati del sondaggio confermano la preoccupazione che ci è stata rappresentata da centinaia di colleghi – aggiunge Massimo Finco, presidente vicario -. Il clima di conflitto permanente nella maggioranza, le strategie distanti se non addirittura opposte su temi decisivi e attesi, contribuiscono a generare sfiducia nel Paese, e si riflettono sugli imprenditori e sui consumatori congelando le decisioni di investimento».