Plastica e passione: i primi 40 anni di Pegoraro Group

Era il 1974 quando Loris Pegoraro diede il via alla sua attività da imprenditore raccogliendo carta da macero e materiali plastici da rigenerare, con un semplice furgoncino in prestito e tutta la forza fisica dei suoi vent’anni. Era l’inizio di quello che oggi è il Gruppo Pegoraro: 100 dipendenti, quasi 30 milioni di euro di fatturato, metà in Italia e metà all’estero (in oltre 80 Paesi), forte e radicato legame con il Veneto, terra dove sono nate e cresciute le 2 società del Gruppo che operano in edilizia; la terza e la più recente, dedicata ai prodotti di ingegneria industriale, ha sede a invece nel Bresciano.

Leader nella produzione di prodotti in plastica rigenerata, il Gruppo è strutturato in 7 divisioni, che si rivolgono al mercato delle costruzioni edili strutturali e ornamentali, proponendo componentistica e soluzioni per fondazioni ventilate, alleggerimento solai, casseforme riutilizzabili per muri colonne e pilastri, gestione delle acque, verde pensile e verticale, ambiente e sport. 2 impianti di rigenerazione e 25 presse ad iniezione di grande tonnellaggio garantiscono una capacità produttiva di oltre 25.000 tonnellate di materiale plastico che ogni anno si trasforma in oltre 20 milioni di pezzi grazie a 210 stampi originali e 35 brevetti (tra europei ed internazionali). Tutti i prodotti sono il risultato di un’intera filiera per la gestione del rigenero della plastica, a favore della sostenibilità ambientale.
La concezione del green business porta la terza società del Gruppo a ingegnerizzare e produrre impianti eolici a media tensione.

Loris Pegoraro rappresenta un caso raro di imprenditore visionario, capace di intuire anzi tempo quello che sarebbe stato il futuro. Difficilmente riconducibile ad un modello replicabile, è una personalità vulcanica che ha sempre saputo sposare la razionalità con una buona dose di istinto, lanciando il cuore (e l’impresa) ogni volta un po’ più distante, per andare poi ad inseguire il suo sogno, mosso da curiosità, voglia di innovare, capacità di fare e di tradurre idee inedite in prodotti concreti, in grado di stravolgere i paradigmi. Ispirazione artistica e rigore scientifico per la realizzazione delle idee.
Il tutto in mezzo a mille difficoltà, sempre superate grazie all’orientamento caparbiamente positivo e al sostegno della moglie e della famiglia. Assieme a Loris, ideatore dei prodotti, lavorano nel Gruppo i figli Mirco, che segue da vicino la Plastic Business Unit e Massimo, dedicato all’ Engineering Business Unit, entrambi ingeneri con un solido background manageriale, e la moglie Nadia, Presidente, sempre ago della bilancia tra le diverse forze in campo, in famiglia come sul lavoro.

«Festeggiare il Quarantesimo – afferma Mirco Pegoraro, AD di Geoplast e figlio maggiore di Loris – significa ricordare a tutti noi, ai nostri collaboratori e amici, il percorso fatto, senza per altro sentirsi mai arrivati. È un nuovo punto di partenza, e siamo consapevoli che c’è molto ancora da fare e da dare.
Oggi non festeggiamo un brand, o un fatturato. Riconosciamo il valore delle persone che giorno per giorno hanno portato il Gruppo fino a qui, e festeggiamo i valori su cui si basa il nostro successo imprenditoriale e che indicano il percorso per la crescita futura».

«Ciò che ci contraddistingue è la capacità di andare oltre – prosegue Anna Nadia Ponte, Presidente del Gruppo e moglie di Loris. «Siamo il volto dell’imprenditorialità positiva del Nordest, quella che fa, che innova, che fa scuola con l’esempio e crea un valore tangibile per l’economia. Si invoca tanto la ripresa: noi la pratichiamo e auspichiamo di essere un esempio. Siamo Veneti ma ci sentiamo cittadini del mondo, aperti a sfide sempre nuove e ai mercati globali. C’è tutto questo nei nostri quarant’anni di oggi».

Dopo 40 anni, lo stile imprenditoriale dei Pegoraro non è cambiato: l’azienda è come una famiglia, si vive a contatto diretto con le persone che vi lavorano. Trattati in parità, tutti sono motivati e partecipi alle attività dell’azienda. «Per Loris – prosegue la Signora Ponte – siamo davvero tutti uguali, nella dignità, ma con talenti diversi, e c’è bisogno di ciascuno.» Di “turn over” non si parla, i dipendenti, quasi 40 in produzione e in gran parte stranieri, sono in azienda da almeno 20 anni.
«Nei primi tempi, negli anni ’90, è stato tutt’altro che semplice far lavorare insieme, come una squadra, persone di provenienza diversa, con contrasti, culturali e religiosi, che erano molto forti (tra Serbi, Bosniaci, Albanesi) ma in azienda si è appresa anche la convivenza pacifica. Oggi i cento dipendenti, relativamente giovani (di età tra i 30 e i 45 anni), sono invitati alla festa, che è di tutti, con le famiglie».

La festa del Quarantesimo è pensata come un evento di famiglia, si svolgerà nella Villa di Montruglio a Mossano (Vicenza) con dipendenti e amici. «Sarà una rappresentazione della nostra vita – racconta Mirco Pegoraro – del risultato delle scelte fatte. Festeggiamo lo spirito che ci ha portato fino a qui, superando le difficoltà, e festeggiamo chi ha creato questo gruppo di persone. Papà ancora lavora, instancabilmente, e dà l’esempio per migliorarsi ogni giorno, in tutto quello che si fa».

La ricetta del successo? Il fare, di cui tanto si parla come fosse una nuova conquista, mentre esiste già, ed è da cercare nelle imprese che possono vantare una storia pluridecennale; l’esempio concreto, che il fondatore dà quotidianamente affiancando chi lavora in azienda; il suo sporcarsi le mani, restare legato al suo lavoro degli inizi: il Signor Loris ancora un ufficio non ce l’ha (e non gli serve), non ha compiuto un percorso verso ruoli dirigenziali che lo avrebbero allontanato dalle persone in azienda e dalla produzione. In tempi di crisi, in cui si parla di rilancio dell’economia attraverso la ripresa del manifatturiero, vera vocazione italiana, questa “cultura del fare” torna centrale nelle discussioni strategiche, assieme all’utilizzo di tecnologie da impiegare per uno sviluppo qualitativo dell’impresa: tutto questo è tangibile, testimoniato dai 40 anni del Gruppo Pegoraro.

Tra le tappe fondamentali della storia aziendale c’è il 1998, anno in cui sotto il marchio Geoplast inizia la produzione del “Modulo”, il cassero per vespai ventilati, di cui il Sig. Pegoraro intuisce le potenzialità di sviluppo nel settore delle costruzioni. In quegli anni lavoravano in azienda pochissimi operai impegnati nei 3 turni di produzione, e la Signora Nadia, in ufficio. Il fatturato passa dall’equivalente di 1,5 milioni di euro a 12,5 milioni di euro nel 2004. Sempre in quegli anni fa il suo ingresso in azienda anche il figlio Mirco, fresco di laurea in ingegneria, e solo nel 2005 viene assunto il primo commerciale.
Il 2005 è anche l’anno delle casseforme in plastica riutilizzabili per colonne pilastri e murature in calcestruzzo, un prodotto che nasce per rispondere alle esigenze di semplicità nel montaggio, di leggerezza, di riutilizzo, proponendosi come alternativa all’acciaio e al legno.

Gli investimenti maggiori sono oggi rivolti agli USA, ai Paesi dell’Africa sub sahariana e nel Sud Est Asiatico, con prodotti diversi a seconda dei mercati.
«Il nostro prodotto – conclude Mirco Pegoraro – nasce per rispondere ad esigenze delle persone, che sono diverse a seconda del Paese cui ci rivolgiamo. Dai bisogni di base, come la costruzione della casa, ai desideri di società economicamente più avanzate, abbiamo sempre il prodotto dedicato, proposto con flessibilità. Se abbiamo una criticità, questa è la rapidità di pensiero e la creatività impetuosa di nostro padre. Sta a noi ora portare i molti stimoli ad un passo gestibile, per realizzare l’enorme potenziale che abbiamo».

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