Produzione industriale veneta: la crescita c'è, ma è anemica

Nel primo trimestre 2019 la produzione industriale in Veneto ha registrato una crescita del +1,5% sull’analogo periodo dell’anno precedente. Secondo l’indagine VenetoCongiuntura realizzata da Unioncamere Veneto, prosegue l’indebolimento dell’indicatore che nel 2018 aveva evidenziato in media d’anno un +3,2 per cento (+4,1% nel 2017), con valori di intensità via via sempre inferiori. Su base trimestrale la variazione destagionalizzata della produzione industriale è aumentata del +0,8 per cento. L’analisi è stata effettuata su un campione di 1.564 imprese con almeno dieci addetti.

«Il quadro che emerge dall’analisi congiunturale del settore manifatturiero del Veneto nel primo trimestre 2019 è complessivamente positivo e con aspettative più rosee per il trimestre successivo pur con i rischi che si profilano all’orizzonte per l’economia mondiale – sottolinea Mario Pozza, presidente di Unioncamere Veneto -. La decelerazione della domanda globale che ha caratterizzato i primi mesi del 2019 si è tradotto in una frenata dell’industria in tutti i Paesi dell’area Euro che ha reso ancora più complesso un quadro economico italiano già complicato. Secondo Prometeia, il Pil del Veneto registrerà un forte rallentamento nel 2019 attestandosi ad un debole +0,3%. Il rallentamento regionale dipenderà soprattutto dagli investimenti (-0,8%) a fronte di una tenuta dei consumi (+0,7%) e della crescita delle esportazioni (+3,1%) pur con le tensioni commerciali a livello globale. Se le ipotesi previsionali sull’export si concretizzeranno, nel 2019 si può immaginare la riconquista veneta del secondo posto nella classifica delle regioni esportatrici, persa nel 2018 a favore dell’Emilia-Romagna. In questo contesto diviene fondamentale un costante monitoraggio del sistema industriale per conoscere in tempo reale lo stato di salute delle imprese che non possono essere lasciate sole, mettendo in atto politiche di rilancio che garantiscono il ritorno di una crescita più forte e più duratura. Le infrastrutture rappresentano un elemento fondamentale per lo sviluppo economico dei territori e la competitività delle imprese qui localizzate».

La produzione cresce nelle piccole imprese

Sotto il profilo dimensionale si evidenzia la migliore performance produttiva delle imprese di piccole dimensioni (+2,9%), seguite dalle medie e grandi imprese (+0,8%). La crescita più marcata ha riguardato i beni intermedi (+1,9%), a seguire i beni di consumo (+1,6%) e di investimento (+0,5%). A livello settoriale la tendenza positiva si è registrata nel comparto della carta, stampa, editoria (+4,9%), del marmo, vetro, ceramica (+3,8%), del legno e mobile (+3,1%). Stabile invece è risultata la dinamica dell’alimentare, mentre di segno negativo gli altri settori (-0,4% gomma, plastica, -1,1% tessile, abbigliamento e calzature).

Nel primo trimestre 2019 è diminuita la quota di imprese che registrano incrementi dei livelli produttivi (46% contro il 49% del trimestre precedente) e aumenta invece la quota al 37% di quelle che dichiarano variazioni negative della produzione. Il tasso di utilizzo degli impianti è leggermente diminuito attestandosi al 72,4%. Il livello di giacenze dei prodotti finiti è ritenuto adeguato dal 57% delle imprese industriali, per il 7,1% le giacenze sono scarse e per il 5,8% in esubero. Il 30,4% delle imprese intervistate non tiene giacenze.

Fatturato +2,3%

Nei primi mesi del 2019 il fatturato totale ha evidenziato una dinamica positiva del +2,3% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, leggermente inferiore rispetto alla variazione media annua 2018 (+3,9%). A livello dimensionale non si è registrata una differenza di performance tra le medie e grandi imprese e le piccole. Spiccano le dinamiche positive delle aziende del tessile, abbigliamento, calzature (+4,2%), carta, stampa, editoria (+3,2%), metalli e prodotti in metallo, delle macchine elettriche ed elettroniche e delle macchine e degli apparecchi meccanici (+2,9%). La dinamica del fatturato è ascrivibile alla variazione delle vendite all’estero (+2,9% in linea con il trimestre precedente ma lontano dal +5,2% del terzo trimestre 2018), mentre rallenta il fatturato interno (+1,9%, dopo il 3,5% del trimestre precedente).

A livello settoriale emergono sul mercato interno il comparto del tessile, abbigliamento e calzature (+6,5%) e marmo, vetro, ceramica e altri minerali non metalliferi (+6%). Sul mercato estero buone le performance dei metalli e prodotti in metallo (+8,4%) e della carta, stampa, editoria (+5,4%).

Ordinativi in lieve aumento

Performance lievemente positiva (+0,9%) per gli ordinativi totali, più debole rispetto a quella del trimestre precedente (+1,1%). Maggiore crescita per le piccole imprese con una variazione del +1,6% a fronte di un leggero aumento per le medie e grandi imprese (+0,6%). Fra i settori buone le variazioni delle macchine ed apparecchi meccanici (+2,5%), del marmo, vetro e ceramica (+2,3%). La domanda estera ha segnato una crescita migliore (+2%) rispetto a quella interna (+0,3%), entrambe comunque di tono inferiore rispetto al 2018.

Per quanto riguarda gli ordinativi interni le variazioni positive si sono registrate nei comparti del marmo, vetro, ceramica (4,5%) e della gomma e plastica (+3,4%). A livello dimensionale hanno registrato una tendenza positiva le piccole (+1,1%), negativa le medie e grandi imprese (-0,4%). Anche per gli ordinativi esteri meglio la performance delle piccole (+3,2%) rispetto alle medie e grandi (+1,7%) e guardando ai settori i metalli e prodotti in metallo (+5,5%) e macchine ed apparecchi meccanici (+3,2%).

Le previsioni tornano positive

Nel primo trimestre 2019 le aspettative degli imprenditori per i successivi tre mesi rimangono caute, ma tornano positive. Per la produzione il saldo tra coloro che prevedono un incremento e coloro che si attendono una diminuzione è pari a +7,5 p.p. (-11 p.p. nel trimestre precedente), per il fatturato +10,2 p.p., per gli ordini esteri +9 p.p. Meno rosee le aspettative per gli ordinativi interni dove il saldo tra gli imprenditori che prevedono un aumento e coloro che invece attendono una diminuzione è risultato pari a +3,2 p.p.

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