Data Valley: sfide e opportunità del business digitale
Spesso si considera l’industria italiana arretrata dal punto di vista dell’innovazione digitale, ma quanto questa affermazione è vera? In che modo le piccole e medie imprese, cuore pulsante del Made in Italy, si possono approcciare al panorama economico del futuro?
Da questi quesiti nasce Data Valley, un nuovo luogo di incontro per lo sviluppo di una nuova cultura del digitale. La serie di eventi organizzati da Blum, società di comunicazione, Crclex e Lexjus Sinacta, studi legali con una forte attitudine al mondo digital, ha come finalità la creazione di un luogo in cui capire in che modo i dati possono contribuire alla crescita del sistema delle imprese e della pubblica amministrazione.
L’evento di presentazione del progetto, tenutosi il 7 maggio 2019 al caffè Pedrocchi a Padova, è stato accolto con entusiasmo da imprenditori locali, mossi dalla volontà di capire come utilizzare “il nuovo petrolio”, ovvero i dati. «L’iniziativa nasce dall’osservazione della realtà in relazione ai nuovi servizi da presentare nel mercato tramite interazione con la piattaforma globale» il commento Carlo Rossi Chauvenet, uno dei promotori del progetto. Sottolinea Luca Barbieri, co-fondatore di Blum: «I dati disaggregati non dicono niente, c’è la necessità di best practice nel trattamento dell’interezza di essi e di piattaforme di collegamento tra eccellenze nel territorio. È essenziale andare veloci e andare insieme».
Ospite dell’evento Pietro Lanza, Blockachain Leader di IBM che sottolinea come ci sia la necessità per le aziende di diventare “cognitive enterprise”, un modello di business che sfrutta tutte le novità tecnologiche sviluppate negli ultimi anni. Dall’intelligenza artificiale all’Internet of Things, passando per cloud, blockchain e 5G, le aziende devono essere in grado di leggere, comprendere e sfruttare l’enorme mole di dati a disposizione.
Nella seconda metà della presentazione, Paolo Ghezzi, direttore generale di InfoCamere, presenta alcuni dati allarmanti. «Quattro imprenditori su dieci sostengono di non aver bisogno di internet. Le piccole e medie imprese devono essere in grado di aggiornarsi per non sparire». Ghezzi promuove inoltre l’impegno di InfoCamere, sottolineando l’esistenza di uno strumento utile, ma ancora poco utilizzato: «InfoCamere mette a disposizione un cassetto digitale su cui l’azienda può contare per gestire i propri dati interni. Questo strumento conta già 300 mila utilizzatori ma, rispetto alla totalità delle aziende, è ancora un risultato non sufficiente. Nonostante questi numeri, siamo però fiduciosi perché qualcosa si sta muovendo».
Una soluzione in prospettiva viene fornita da Daniele Bobba, partner analytics di Deloitte Consulting: «È importante ripartire dalla cultura del dato, un rinascimento digitale. Deve esserci un rapporto più stretto tra chi conosce il prodotto finito e chi sa analizzare il mercato e le sue necessità, in modo da ottimizzare il proprio business model”.
Vale dunque la pena investire nel digitale? Sì, anzi, per la sopravvivenza delle piccole e medie imprese il cambio di mentalità deve essere repentino riuscire ad affrontare un futuro che lo rende obbligatorio, e progetti come Data Valley ne possono porre le fondamenta.
Sandy Pivato