La prostituzione? Partita Iva e albo: ne discute il Consiglio regionale

La prostituzione come un mestiere da esercitare in forma di lavoro autonomo, con tanto di albo da istituire per legge. È il contenuto della proposta di legge statale numero 28, intitolata “Disciplina dell’esercizio della prostituzione”, presentata per iniziativa del consigliere Antonio Guadagnini (Siamo Veneto) il 14 luglio 2016 e discussa quasi tre anni dopo, oggi 14 febbraio 2019, proprio nel giorno di San Valentino, dalla commissione Sanità del Consiglio regionale del Veneto.

Il mito del “self made man” arriva dunque ad abbracciare l’ambito della prestazione sessuale. Tutto regolarizzato con fattura e regolare partita Iva. «La prostituzione può essere esercitata solo come prestazione resa da un lavoratore autonomo – si legge nel primo articolo della proposta di legge di Guadagnini – e ne è vietato lo sfruttamento sotto qualsiasi forma. È vietato, altresì, ogni tipo di discriminazione nei confronti dei soggetti che
esercitano tale attività».

Gli albi dovrebbero essere tenuti presso i Comuni, si legge in un altro passaggio della proposta: «Al fine di garantire l’indipendenza e i diritti fondamentali delle persone che esercitano la prostituzione e di impedire lo sfruttamento delle stesse, presso ciascun comune è istituito un Albo delle persone che esercitano la prostituzione, di seguito denominato Albo, nel quale sono indicate le generalità complete delle persone che esercitano tale attività».

Albo la cui tenuta, si legge ancora, sarebbe «curata da un ufficio comunale allo scopo costituito, che garantisce il rispetto del diritto alla riservatezza degli interessati. Le annotazioni sono cancellate quando la persona interessata comunica la cessazione dell’attività di prostituzione. Della registrazione è data comunicazione, da parte dell’ufficio
competente, all’azienda sanitaria locale e all’amministrazione tributaria per gli adempimenti di competenza».

Per i nuovi “padroncini” del sesso a pagamento non mancherebbe la burocrazia. Sarebbero introdotti l’obbligo di pagare gli oneri per sanità, previdenza e fisco. Tra gli obblighi, oltre a quello di esibire un certificato di idoneità sanitaria, anche quello «alla totale riservatezza dell’identità del cliente»

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