Nel Trevigiano rallenta il mercato del lavoro nel terzo trimestre
A Treviso rallenta il mercato del lavoro nel terzo trimestre del 2018. Secondo un report dell’ufficio studi della Cisl Belluno Treviso, da luglio a settembre 2018 l’occupazione nella provincia è cresciuta meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso: il saldo del trimestre è positivo (2.130) ma inferiore del 42% rispetto all’anno precedente (3.660). Rispetto al maggio 2008, periodo che coincide con l’inizio della crisi, si registrano 3.550 posti di lavoro in più, ma il terzo trimestre dell’anno mostra preoccupanti segnali di indebolimento dell’occupazione in settori strategici come il metalmeccanico, il comparto del tessile, abbigliamento e calzaturiero e i servizi turistici.
Nel report, presentato dal segretario generale Cinzia Bonan e dal segretario Gianni Pasian, si calcola che nell’ultimo anno il saldo, pur restando positivo, si è fermato a 7.665 unità contro le 8.085 del 2017. La variazione del terzo trimestre ha interessato principalmente gli uomini, con un saldo positivo che però crolla in termini numerici, passando da 1.410 del 2017 a 325 del 2018, e i lavoratori tra i 30 e i 54 anni, il cui saldo al terzo trimestre è passato da 2.560 del 2017 a 1.740 del 2018. Negativo, in particolare, l’apporto dei lavoratori con più di 54 anni: -980, nello stesso periodo del 2017 erano -525. Il saldo degli under 30 è positivo (1.370) ma inferiore rispetto al terzo trimestre 2017 (1.625).
Scuola e agricoltura in positivo, male industria e servizi
Sono due i comparti che hanno sostenuto il saldo positivo del terzo trimestre: l’agricoltura con 630 unità (minore rispetto al 2017 che marcava una variazione di 890) e l’istruzione con 2.795 posizioni nette (nello stesso periodo del 2017 erano 2.555). Negativo il contributo dell’industria (-755) e dei servizi al netto dell’istruzione (-515). Scendendo in dettaglio degli ultimi due comparti, flessioni marcate sono registrate dal comparto del tessile-abbigliamento-calzaturiero (-305 e -250 un anno prima) e, soprattutto, dal metalmeccanico (-250 contro +600 del 2017). Di rallentamento di un settore industriale trainante come quello della metalmeccanica, tra l’altro, ha parlato anche l’ufficio studi di Assindustria Venetocentro in questi giorni.
Nei servizi preoccupa la flessione nei servizi turistici (-420, l’anno prima era -115), nei servizi di vigilanza (-175 rispetto ai +40 nel 2017) e nel commercio all’ingrosso (-110 contro i +45 del 2017). In crescita trasporti e magazzinaggio, con un saldo di 425 posizioni rispetto alle 290 del 2017, e l’istruzione con 2.795 nuove posizioni legate al nuovo ciclo scolastico, un saldo superiore rispetto allo stesso periodo dell’anno prima (2.555).
Tutte le aree della provincia mostrano saldi positivi ma, a parte Montebelluna e Vittorio Veneto, inferiori rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Montebelluna e Vittorio Veneto denotano saldi in leggero aumento: 390 e 320 posizioni il primo e 285 e 275 il secondo, rispettivamente nel 2018 e 2017. Mentre per le altre aree i saldi positivi sono più deboli del 2017, in particolare Castelfranco Veneto mostra un certo calo: da 650 unità del 2017 a 180 di quest’anno, seguita da Treviso, il cui saldo passa da 1.245 a 620 posizioni, e Conegliano, il saldo del terzo trimestre 2018 è 335 rispetto a 730 del 2017.
I contratti a tempo determinato nel terzo trimestre 2018 sono la metà rispetto allo stesso periodo del 2017: il saldo è 1.860, contro le 3.630 posizioni del 2017. In netta crescita invece il saldo delle posizioni da dipendente a tempo indeterminato, passato da 200 del 2017 a 1.340 del 2018, conseguenza delle trasformazioni dal tempo determinato. Crescono leggermente gli apprendisti, 195 nel 2018 (erano 260 nel 2017). Crollano il lavoro in somministrazione con un saldo nettamente negativo in confronto al 2017 (-1.265 contro -430 del 2017) e il lavoro a chiamata (-35 contro i 225 del 2017). In diminuzione il contratto domestico (-140 nel 2018 e -160 nel 2017), in aumento il suo turnover (sia le assunzioni che le cessazioni sono incrementate di poco meno del 10%) e stabile il lavoro parasubordinato, con un saldo pari a 30 unità (era +90 nel 2017).
«L’inversione di tendenza di cui c’era stata un’avvisaglia nel mese di giugno è stata confermata dai dati che registrano l’andamento dell’occupazione nel terzo trimestre dell’anno – spiega Cinzia Bonan -: il clima di incertezza normativa che ha caratterizzato i mesi estivi riguardo all’applicazione del Decreto Dignità, lo scontro con l’Unione Europea sulla Legge di bilancio, il clima di instabilità politica ed economica che si sta registrando a livello internazionale e la frenata dell’export stanno avendo immediate e preoccupanti ricadute sull’occupazione. Le aziende sono prudenti sia sul fronte degli investimenti che su quello delle assunzioni e dai segnali che abbiamo temiamo che la situazione possa peggiorare nel quarto trimestre e nel 2019. Al governo e alla politica chiediamo urgentemente una strategia occupazionale a medio-lungo termine; servono investimenti e riforme strutturali che assicurino una crescita stabile, maggiore fiducia da parte delle imprese e un adeguamento dei salari dei lavoratori della Marca, oggi inferiori rispetto alle medie nazionali».
«Preoccupa soprattutto la battuta d’arresto dell’industria – sottolinea Gianni Pasian -: se il comparto del tessile-abbigliamento-calzaturiero è in frenata già da due anni, metalmeccanico, chimica-plastica e occhialeria hanno mostrato negli ultimi mesi segnali di sofferenza, mancati rinnovi di centinaia di contratti a tempo determinato e in somministrazione, dove l’intervento del Decreto Dignità non sembra aver prodotto alcun beneficio. È vero che sono stati recuperati molti posti di lavoro negli ultimi anni, ma è evidente la differenza in termini di qualità e continuità del lavoro. Inoltre, i mancati rinnovi di tanti contratti a tempo determinato e in somministrazione sono stati solo in parte riassorbiti da contratti a tempo indeterminato».