Il Messaggero di Sant'Antonio licenzia, giornalisti in sciopero
È «il mensile più letto d’Italia», ma chiude i battenti (o almeno chiude la redazione: otto giornalisti licenziati). Così si definisce sul suo sito il Messaggero di sant’Antonio, la rivista edita dai frati della Basilica antoniana il cui primo numero fu stampato nel gennaio 1898. Dopo 120 anni di vita, con 350 mila abbonati dichiarati e un milione e mezzo di lettori in tutto il mondo contando le edizioni estere, oggi arriva la notizia della chiusura, dopo un anno di applicazione del contratto di solidarietà per i dipendenti. In una nota diffusa alle 16 la direzione del Messaggero di Sant’Antonio Editrice dice di voler continuare con le pubblicazioni, evidentemente senza affidarsi ai professionisti.
Il sindacato: «Metodo inaccettabile»
Una doccia gelata per gli otto giornalisti che confezionano il Messaggero di Sant’Antonio e il Messaggero dei Ragazzi, e che da oggi 6 dicembre incrociano le braccia, come si legge sul sito della Fnsi, il sindacato unitario dei giornalisti: «La Federazione nazionale della Stampa italiana e il Sindacato giornalisti Veneto sono al fianco dei colleghi del Messaggero di Sant’Antonio di Padova da oggi in sciopero a oltranza a seguito della comunicazione da parte dell’editore della ‘chiusura della redazione con la cessazione di tutti i rapporti di lavoro giornalistico’».
Il sindacato veneto e la federazione nazionale della stampa definiscono «inaccettabile, prima ancora della comunicazione in sé, la condotta adottata dalla controparte – nella fattispecie la direzione dei frati – che senza scrupolo alcuno ha tolto dal tavolo – convocato per fare il punto sul contratto di solidarietà attivato da un anno – qualsiasi margine di trattativa. Una decisione intollerabile nei modi e nel merito a fronte di violazioni contrattuali, fra cui il rifiuto di esibire il bilancio».
«Le perdite economiche, sempre comunicate a voce e senza mai un’analisi puntuale di costi e ricavi – affermano il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, e la segretaria del Sindacato dei giornalisti del Veneto, Monica Andolfatto -, non possono comunque giustificare un tale atteggiamento che fa strame della dignità ancor prima umana che professionale dei lavoratori». I due sindacalisti proseguono: «Una cosa deve essere ben chiara. I frati non possono pensare di chiudere la redazione, licenziare i giornalisti e continuare a pubblicare la rivista cattolica forse più famosa al mondo».
La condanna dell’Ordine
L’Ordine dei giornalisti del Veneto «è a fianco dei colleghi della redazione del Messaggero di Sant’Antonio, lo storico mensile cattolico la cui chiusura con conseguente licenziamento dei giornalisti è stata annunciata oggi, proprio a pochi giorni da Natale». È quanto si legge in una nota pubblicata sul sito dell’organo di autogoverno dei giornalisti veneti.
«Quel che preoccupa maggiormente – commenta Gianluca Amadori, presidente dell’Ordine dei giornalisti del Veneto – è la possibilità che in qualche modo il Messaggero di Sant’Antonio continui le pubblicazioni in una non meglio precisata altra forma, in totale spregio della dignità e della professionalità di chi, con lavoro e dedizione, ha permesso a questa rivista di essere il periodico cattolico più famoso e diffuso al mondo».