Federalberghi censura Airbnb: «Concorrenza sleale e turismo sommerso»
Altro che sharing economy. Secondo Federalberghi Veneto, dietro all’offerta di Airbnb e dei portali online di alloggi in affitto si nasconde il fenomeno del turismo sommerso e della concorrenza sleale. «I portali ingrassano, a danno degli abitanti che sono costretti a lasciare i centri storici – tuona Marco Michielli, presidente di Federalberghi Veneto – Viene così tradita la promessa, per il turista, di vivere un’esperienza autentica». Un’accusa pesante, supportata dalle elaborazioni di Federalberghi/Incipit srl sui dati Inside Airbnb: da agosto 2016 ad agosto 2018, in Veneto, gli alloggi disponibili su Airbnb sono saliti da 12.740 a 22.918 (+79,89%). Di questi, 17.102 (74,62%) sono riferiti a interi appartamenti, 13.858 (60,47%) sono disponibili per più di sei mesi e 15.442 (67,38%) sono gestiti da host che mettono in vendita più di un alloggio. Tanto basta a Michielli per parlare di «quattro grandi inganni».
Michielli: inserzionisti con più alloggi e per più di 6 mesi
«Non è vero – assicura Michielli – che si tratta di forme integrative del reddito: sono attività economiche a tutti gli effetti, che molto spesso fanno capo ad inserzionisti che gestiscono più alloggi. Non è vero che si condivide l’esperienza con il titolare: la maggior parte degli annunci si riferisce all’affitto di interi appartamenti, in cui non abita nessuno. Non è vero che si tratta di attività occasionali: la maggior parte degli annunci si riferisce ad appartamenti disponibili per oltre sei mesi all’anno. E non è vero – aggiunge Michielli – che le nuove formule compensano la mancanza di offerta: gli alloggi presenti sono concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche». Di fronte a questo quadro, Michielli chiede «l’istituzione del registro nazionale degli alloggi turistici e l’adozione di misure che pongano un argine allo spopolamento dei centri storici».
Alessandro Macciò