Verona e Padova, commercio in fuga dai centri storici

Duemiasedici, fuga dal centro storico. Se fosse un film, si intitolerebbe così la ricerca di Confcommercio sulle attività commerciali nelle città italiane. Un monitoraggio che ha coinvolto 40 comuni analizzando tra il 2008 e il 2016 il numero di esercizi attivi in centro storico e nei quartieri periferici.

A Verona e Padova, le due città venete prese in considerazione dallo studio, si assiste in questo periodo a una drastica diminuzione di negozi di generi alimentari, librerie e farmacie; queste ultime a Verona si sono spostate dal centro storico alle periferie. In compenso si assiste nelle aree storiche a una crescita consistente del commercio ambulante e, nel Veronese come nel Veneziano, delle strutture alberghiere.

A Padova in centro storico dal 2008 al 2016 alberghi, bar e ristoranti sono diminuiti del -2,3%, mentre il numero di esercizi delle stesse tipologie è aumentato del 3,2% al di fuori del centro storico.

«I dati presentati oggi confermano le nostre preoccupazioni – dichiara il presidente di Confcommercio Veneto Massimo Zanon –. L’allarme l’abbiamo lanciato almeno un decennio fa: i centri urbani si sono svuotati e, con loro, si è sbiadita l’anima delle città, dove la fuga dei negozi riduce la qualità della vita dei residenti, diminuisce la sicurezza e smorza l’appeal turistico. Per contro, oltre all’incremento del commercio ambulante, assistiamo a un proliferare di alberghi, soprattutto nella terraferma veneziana, ma anche a Verona, una delle due città analizzate dallo studio di Confcommercio».

Per Zanon «non si può continuare a navigare a vista: ci vuole una programmazione seria e mirata, basata su necessità reali, sulla domanda e l’occupazione attuale degli hotel. Chiediamoci innanzi tutto che tipo di città vogliamo, che genere di turismo cerchiamo».

Poi l’appello al governo e alle amministrazioni locali: «Bisogna che governo centrale e amministrazioni locali si mettano d’accordo per favorire il ripopolamento commerciale delle città attraverso un’efficace politica di agevolazioni fiscali – spiega il presidente di Confcommercio Veneto –. Alle associazioni dei proprietari immobiliari ribadiamo la nostra richiesta, che è quella di un confronto per la revisione delle formule contrattuali e per rendere i canoni commerciali più accessibili».

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