Almeno 1300 esuberi attesi in Banca Popolare di Vicenza. A pronunciare la cifra è il presidente Gianni Mion, oggi a margine di un evento a Milano. Dichiarazioni che per la prima volta confermano i timori dei sindacati, che ieri 25 ottobre 2016 per la prima volta hanno manifestato con i bancari sotto la sede di via Battaglione Framarin contro la prospettiva di licenziamenti che sembra la dote obbligata da portare ai compratori, alcuni fondi statunitensi.
In vista del cda di oggi di Banca Popolare, Mion ha affermato di dover «convincere le organizzazioni sindacali che abbiamo questi esuberi per i quali dobbiamo trovare una soluzione, è un numero importante, 1300-1500». Le altre priorità del consiglio di amministrazione, a detta del presidente BpVi, sono il tavolo di conciliazione con i soci tartassati dal crollo azionario, l’azione di responsabilità e poi un piano industriale.
I sindacati BpVi: «Sarà guerra»
«Le dichiarazioni che il presidente Mion sta diffondendo, circa l’esistenza di quasi 1500 esuberi nella Banca Popolare di Vicenza sono inaccettabili e se gli esiti del CdA dovessero confermare la volontà di ricorrere ai licenziamenti collettivi per raggiungere gli obiettivi di risparmio strutturale che, secondo le stesse dichiarazioni, sarebbero necessari, non ci potrebbe essere altra risposta se non quella della mobilitazione del personale e della categoria».
È la dura dichiarazione dei segretari generali di Fabi (Lando Maria Sileoni), First Cisl (Giulio Romani), Fisac Cgil (Agostino Megale), Sinfub (Pietro Pisani), Ugl Credito (Piero Peretti), Uilca Uil (Massimo Masi) e Unisin (Emilio Contrasto) dopo la divulgazione dei numeri degli esuberi in Banca Popolare di Vicenza.
«Questa dirigenza e questo consiglio di amministrazione – prosegue la dura nota – incapaci di produrre qualunque alternativa di risanamento della banca e, però, pronti nell’intascarsi altissimi compensi, non si illudano di trovare nel Sindacato qualcuno disponibile ad assecondare la scellerata pretesa di rovinare centinaia di famiglie, facendo pagare ad esse il conto delle barbarie passate e dell’inerzia attuale».