Crisi aziendali dimezzate nel primo semestre 2016
Sono quasi dimezzate le crisi aziendali in Veneto nel primo semestre 2016 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le procedure di crisi avviate in questo periodo sono state 295 (da parte di 212 aziende) mentre da gennaio a giugno 2015 erano state del 547 (con 446 aziende coinvolte). Lo rivela il report di Veneto Lavoro sull’impatto occupazionale delle crisi aziendali.
I lavoratori coinvolti dalle crisi aziendali sono 6.840 nei primi sei mesi del 2016 mentre un anno prima erano 12.015. È un calo che prosegue dopo i picchi che erano stati raggiunti tra il 2013 e la fine del 2014 quando la crisi era più acuta. Risultano in calo anche i lavoratori interessati da licenziamenti collettivi: se nel periodo gennaio-giugno 2015 erano stati 3.780, quest’anno risultano 2.854, con un calo del 24%. A fine giugno, i lavoratori in mobilità sono complessivamente 21.108, 6.000 in meno rispetto a un anno fa.
Cresce la cassa integrazione ordinaria
Un dato in controtendenza è quello dell’aumento delle ore di cassa integrazione ordinaria: per l’ammortizzatore sociale sono state autorizzate a metà anno 11,1 milioni di ore in Veneto, contro i 9,3 milioni dello stesso periodo nel 2015 (+19%). Secondo Veneto Lavoro «sui dati pesano ancora gli aggiustamenti amministrativi dovuti alle novità previste dal decreto legislativo 148/2015, mentre risultano in diminuzione sia le ore autorizzate di Cassa integrazione straordinaria (-23%) che il numero di aziende che hanno richiesto la Cassa integrazione in deroga (2.028 contro le 3.871 della prima metà del 2015)».
Unità di crisi: 35 casi complessi
Per le crisi più complesse la Regione Veneto ha attivato nel 2012 l’Unità di Crisi gestita da Veneto Lavoro. Nel primo semestre 2016, questa ha gestito 35 crisi aziendali complesse, che hanno coinvolto 7.400 lavoratori. Il settore maggiormente coinvolto è quello del metalmeccanico (con 11 casi). «In molti casi le imprese stanno attraversando una fase di riorganizzazione aziendale – spiega l’agenzia regionale –, con la presenza di lavoratori in esubero e quindi da ricollocare nel mercato del lavoro».