Veneto, nel 2015 l'economia è ripartita. Ma in 8 anni bruciato 8% del Pil
Nel 2015 l’economia del Veneto è ripartita: Pil regionale a +0,8%, produzione industriale a +1,8%. La crescita è modesta, sostenuta più dall’accelerazione dei consumi delle famiglie e degli investimenti delle imprese che dalla dinamica delle esportazioni. Nel 2016 l’attività economica dovrebbe consolidarsi, con un apporto significativo della domanda interna e un lieve rallentamento delle esportazioni. Non vi sono tuttavia attese di una vera fase espansiva, in grado di riportare velocemente l’economia regionale vicina ai livelli pre-crisi. La 49esima edizione del Rapporto annuale di Unioncamere Veneto ripercorre il 2015, descrivendo le dinamiche che hanno caratterizzato l’economia e la società regionale e tracciando alcune previsioni per l’anno in corso. I dati dimostrano infatti che la crisi in 8 anni ha “bruciato” l’8% del Pil regionale ma anche il 20% di nascite di bambini. Il saldo tra nascite e decessi nel 2015 ha visto infatti una perdita di quasi 11 mila unità. Registrato un leggero incremento al reddito disponibile delle famiglie (+0,9%) così come dei consumi (+1%). Il Pil regionale ha chiuso il 2015 con un +0,8%, dato in linea con la media nazionale che consolida la tendenza registrata nel 2014 (+0,4%). Cresce la produzione industriale (+1,8%), il fatturato (+2,3%) e le vendite nel commercio (+2,9%). Bene anche il lavoro (+12%) anche se le assunzioni hanno interessato soprattutto maschi e solo d’età avanzata. Continua ad aumentare (17%) il numero dei giovani che non studiano né sono in cerca di occupazione. Mette in luce alcuni fattori di sviluppo che potrebbero consolidare la crescita del sistema economico nei prossimi anni partendo dalle criticità che oggi frenano l’economia regionale. Concentra l’attenzione sui numeri che descrivono l’avvio della nuova fase di crescita e sui soggetti economici che si muovono nel sistema produttivo, imprese e famiglie, giovani e studenti, lavoratori e disoccupati, banche e istituzioni, al fine di cogliere gli elementi critici, i fattori dinamici e le esigenze di intervento da suggerire ai decisori politici.
Veneto, Pil a +0.8%
Il PIL regionale ha chiuso il 2015 con una crescita dello 0,8 per cento che raddoppia la percentuale registrata nel 2014 (+0,4%) ma si pone al di sotto delle stime previsionali dei principali Istituti di ricerca. Tale crescita modesta è frutto dell’incremento delle esportazioni, ma dopo alcuni anni anche i consumi delle famiglie e gli investimenti privati hanno dato un apporto positivo. In Veneto il mercato del lavoro è leggermente migliorato spinto dalla de-contribuzione delle assunzioni con contratto a tutele crescenti, ma una verifica più puntuale potrà essere fatta solo quando tali incentivi cesseranno. Dopo sette anni di crisi che avevano segnato un netto confine tra imprese internazionalizzate con ritmi di crescita buoni e imprese che operavano sul mercato interno con difficoltà molto marcate, nel 2015 questo paradigma è, almeno parzialmente, cambiato: sono ripartiti le vendite al dettaglio e gli investimenti delle imprese chiamate a “svecchiare” il loro parco macchine. Il modello di sviluppo legato soprattutto alle esportazioni è stato positivo per l’economia regionale, ma comporta rischi e incertezze legate alle sempre più frequenti crisi internazionali. Tale modello va quindi ri-equilibrato favorendo la ripresa della domanda interna anche se non mancano rischi legati al difficile ricambio generazionale della popolazione residente e alle difficoltà di alcuni tra i principali istituti di credito locali. Secondo le nostre stime, il PIL regionale dovrebbe crescere nel 2016 dell’1,3 per cento, un incremento appena superiore alla crescita dell’1,1 per cento italiana, con un apporto significativo della domanda interna e un rallentamento delle esportazioni: non vi sono tuttavia attese di una vera fase espansiva in grado di riportare velocemente l’economia regionale vicina ai livelli pre-crisi.
Imprese, produzione a +1,8%
La produzione industriale, secondo i dati dell’indagine VenetoCongiuntura, ha registrato nel 2015 un aumento del +1,8 per cento, in linea rispetto allo scorso anno (+1,8%). La convincente ripresa dei livelli produttivi è stata confermata nel 2015 anche dall’indice del grado di utilizzo degli impianti, che in media d’anno si è attestato al 74,2 per cento della piena capacità produttiva. Anche l’indicatore del fatturato industriale ha evidenziato una crescita media pari al +2,3 per cento, confermando il cambio di tendenza registrato nell’anno precedente (+1,9%) dopo i segni negativi del 2012 e nel 2013 (rispettivamente -3,9% e -0,3%). Nel 2015 quasi il 48 per cento delle imprese manifatturiere del Veneto con almeno 10 addetti ha effettuato investimenti materiali e immateriali, impegnando il 25 per cento di risorse in più rispetto al 2014. I dati hanno confermato che il ciclo degli investimenti sembra destinato a proseguire anche nel 2016: il 45,2 per cento degli imprenditori prevedono di investire anche nell’anno in corso, una quota di poco inferiore a quella del 2015. L’attenuazione delle dinamiche recessive nel settore viene confermata anche dall’aumento degli investimenti nel settore delle costruzioni rispetto al 2014 (+1,7%) che superano i 12 miliardi di euro. I segnali positivi arrivano dal settore del rinnovo che nel 2015 ha messo a segno un +5,5 per cento, che ha più che bilanciato la flessione delle nuove costruzioni, in calo del 4,3 per cento. Il Veneto ha chiuso il 2015 con una dinamica positiva delle vendite al dettaglio dopo le variazioni a ribasso registrate nei tre anni precedenti. L’aumento medio annuo del fatturato è stato pari a +2,9 per cento su base tendenziale con una dinamica crescente nel corso dell’anno. Nel 2015 il settore agricolo ha dovuto fare i conti ancora con l’andamento climatico, più caldo e meno piovoso rispetto alla norma. In termini di prodotto il dato più importante riguarda il valore complessivo della produzione lorda agricola veneta, che nel 2015 è da stimarsi in 5,7 miliardi di euro, in leggera flessione (-1%) rispetto all’anno precedente.
Il Fondo Monetario Internazionale ha stimato che l’output globale nel 2015 è cresciuto del 3,1 per cento, esito di un incremento dell’1,9 per cento per le economie avanzate e del 4 per cento per le economie emergenti e in via di sviluppo. Le proiezioni previsionali relative al 2016 non superano il 3,2 per cento, mentre nel 2017 la crescita del prodotto dovrebbe attestarsi al 3,5 per cento. A livello europeo le stime della Commissione vanno nel senso di un incremento dell’output dell’1,6 per cento nel 2016 e dell’1,8 per cento l’anno seguente; a trainare la ripresa rimarrà comunque la domanda interna stimolata dai provvedimenti di politica monetaria varati dalla BCE e alimentata dal calo del prezzo delle commodity, dall’andamento evolutivo del mercato del lavoro e dal timbro prudentemente espansivo delle politiche fiscali. Il 2015 per l’economia italiana è stato l’anno della svolta: per la prima volta dopo un triennio recessivo il PIL è tornato a crescere (+0,8%): il principale propellente del motore economico italiano si è rivelato la domanda interna, in aumento dell’1,5 per cento, mentre il contributo delle esportazioni nette è stato negativo soprattutto per i maggiori flussi importati. Il Documento di Economia e Finanza (DEF) del Governo delinea un contesto moderatamente favorevole per cui lo scenario “tendenziale” vede il PIL italiano crescere dell’1,2 per cento in termini reali per poi stabilizzarsi su questo livello negli anni seguenti; driver del processo virtuoso sarà la domanda interna: saranno prevalentemente i consumi delle famiglie, spinti da un maggior reddito disponibile e dagli incrementi occupazionali, a trainare la crescita ma anche per gli investimenti si prefigura una dinamica favorevole.