Report torna su BpVi e Veneto Banca. E chiede le dimissioni di Vegas
Report torna ad occuparsi di BpVi e Veneto Banca, due mesi dopo la prima video inchiesta andata in onda il 10 aprile 2016. Questa volta, nella puntata andata in onda domenica 5 giugno, la trasmissione di Rai Tre condotta da Milena Gabanelli ha proposto un servizio firmato da Giovanna Boursier – che si può rivedere qui in streaming – dove si fa il punto sugli ultimi sviluppi della crisi di Banca Popolare di Vicenza, con il flop dell’aumento di capitale e della quotazione in Borsa e l’arrivo del Fondo Atlante, e di Veneto Banca, dove l’aumento di capitale è in corso e c’è il rischio di un bis, con un nuovo intervento del fondo guidato da Quaestio Capital Management Sgr.
Con un colpo di scena finale: la richiesta di dimissioni, pronunciata da Gabanelli, del presidente di Consob Giuseppe Vegas per non aver raccomandato alle banche di utilizzare gli scenari probabilistici sull’investimento. In pratica uno schema che in maniera semplice, anche con l’uso di colori – dal verde del basso rischio al rosso dell’alto rischio – faccia comprendere, in modo più diretto rispetto ai prospetti informativi molto lunghi e scritti con un linguaggio tecnico, quanto grande è il rischio di perdere del proprio investimento negli anni. «E allora chi ha preso l’iniziativa di far sparire lo strumento che le informazioni chiare le dava? – dice Milena Gabanelli –. Vegas stesso. E la prova è in questa lettera datata Roma 3 maggio 2011: la Consob ha appena concluso le consultazioni con le associazioni dei consumatori che dicono: “per le obbligazioni subordinate gli scenari di probabilità sono imprescindibili”, e le banche, che invece chiedono di toglierli di mezzo. Alla fine il responsabile divisione emittenti Consob scrive a Vegas: “le banche saranno invitate a non inserire le informazioni sugli scenari di probabilità nel prospetto e ne richiederanno l’eliminazione nel caso in cui qualche banca dovesse farlo di propria iniziativa, conformemente alle indicazioni fornite per le vie brevi dalla signoria vostra”».
Schiavon, Ambrosini e De Franceschi sotto la lente di Report
Anche i vertici di Veneto Banca sono al centro di buona parte del servizio. A partire dal vice presidente Giovanni Schiavon: come ha scritto La Stampa nei giorni scorsi, un documento interno alla banca accusa Schiavon di aver ricevuto due regali costosi dall’ex presidente dell’istituto di credito Vincenzo Consoli, una bicicletta dal valore di 5mila euro e un orologio che ne valeva 11mila, mentre un altro punto critico riguarderebbe il ruolo del figlio, avvocato collaboratore di uno studio legale (Schiavon è stato presidente del Tribunale di Treviso fino al 2012, quando si è dimesso da magistrato: il Csm aveva aperto un procedimento di trasferimento per incompatibilità ambientale di tipo parentale con il figlio avvocato in città). Schiavon ha replicato che si tratta di “dossieraggio”.
Report si è concentrata poi sul presidente di Veneto Banca Stefano Ambrosini che in qualità di commissario straordinario di Alitalia ha rivendicato un’azione di responsabilità nei confronti dei vecchi vertici. Non portando però avanti un’azione promossa dal precedente commissario di Alitalia, Augusto Fantozzi, che aveva chiesto la restituzione alla compagnia aerea pagamenti per centinaia di milioni di euro, di cui 94 a Veneto Banca. Poi Fantozzi fu sostituito dai tre commissari attuali, Stefano Ambrosini, Gianluca Brancadoro e Giovanni Fiori. «Ma i tre commissari, compreso Ambrosini, a giudizio non ci sono andati – commenta Giovanna Boursier – e quei 94 milioni Veneto Banca se li è tenuti. Chissà che oggi non sia diventato presidente della banca anche per questo».
La trasmissione si è soffermata anche sulla consigliere di Veneto Banca Carlotta De Franceschi, ex consulente del governo italiano per la riforma delle banche popolari, fino ad agosto 2015. «Quando hai incarichi di governo, secondo la legge, per un anno non puoi avere cariche correlate» dice Boursier. De Franceschi replica: «Francamente il mio contributo è stato solo intellettuale. Io ero un consigliere economico, non sono un ministro, non sono neanche un sottosegretario. Quindi non capisco».