Alle Poste sciopero degli straordinari: in Veneto stop per 10mila
Alle Poste sciopero degli straordinari per un mese intero, dal 10 giugno al 9 luglio 2016. La misura di protesta in Veneto coinvolge 10.500 dipendenti di Poste Italiane, e porterà probabilmente a disagi e ritardi per il recapito di buste e pacchi. Lo sciopero proclamato da Slp Cisl, Slc Cgil, Uil Poste ha alla base la contrarietà alla totale privatizzazione decisa dal governo e la protesta contro i mancati investimenti e l’eccessivo, a detta delle sigle sindacali, interesse sul fronte della commercializzazione da parte dell’azienda, che non avrebbe la stessa attenzione verso la qualità del servizio.
«Sono passati otto mesi dalla privatizzazione del 35,3% del pacchetto azionario di Poste Italiane – si legge nel comunicato delle Segreterie regionali Slp Cisl, Slc Cgil, Uil Poste –. Le organizzazioni sindacali confederali di Poste Italiane avevano chiesto e ottenuto garanzie fondamentali: unicità aziendale, contro i tentativi di “spezzatino”, azionariato diffuso, compreso quello dei dipendenti, garanzie occupazionali. Eppure è tangibile, dopo otto mesi, il cambio di passo e di stile di gestione dell’azienda. I lavoratori lo vivono nell’attività quotidiana, spinti ad una spasmodica attenzione a ricavi e commercializzazione di prodotto e minore attenzione, invece, alla qualità della parte sociale del servizio. Naturalmente anche le condizioni di lavoro sono peggiorate, con vessazioni, pressioni, mortificazioni e riduzione inarrestabile degli organici».
No ai privati, problemi nel recapito a giorni alterni
La privatizzazione del 100% di Poste Italiane, con la cessione del 35% del pacchetto azionario alla Cassa Depositi e Prestiti e del 29,7% al mercato, è definita da Cgil Cisl e Uil «decisione sciagurata, dagli esiti imprevedibili per la tenuta dei posti di lavoro e dei servizi alla collettività, che pure questa azienda assicura, non essendo solo “commerciale”».
Una delle questioni su cui la protesta si incentra è il recapito della posta a giorni alterni avviato per il 25% della popolazione italiana nel 2015, e che interessa nel Veneto le province di Belluno e di Rovigo e tre comuni di montagna nella provincia di Vicenza. L’organizzazione per i sindacati «è carente degli strumenti tecnologici concordati. Le prestazioni pretese dall’azienda non sono praticabili nell’orario di lavoro, con ricadute sulla qualità del servizio. L’insufficienza del personale si traduce anche in ritmi eccessivi sui motomezzi e repentaglio della sicurezza». Inoltre «gli stabilimenti del Veneto della rete logistica dovrebbero assicurare la tempestiva movimentazione della posta e invece, dopo processi di ristrutturazione che hanno visto decine di trasferimenti forzati da una provincia all’altra, le condizioni delle lavorazioni sono peggiorate».