Padova, 10 detenuti al Due Palazzi assunti da una coop di pulizie
Dieci detenuti del carcere Due Palazzi di Padova saranno assunti a tempo determinato, dal primo di giugno 2016 e per quattro mesi, dalla Cooperativa Solidarietà di Padova, in regime di sostituzione di ferie. Faranno gli addetti all’igiene ambientale in alcuni cantieri. In sostanza, faranno le pulizie. Il progetto nasce all’interno dell’Icat, una sezione detentiva a custodia attenuata in un padiglione della casa circondariale, ed è in collaborazione oltre che con la direzione dell’Icat stesso anche con l’unità operativa di Sanità penitenziaria dell’Ulss 16 di Padova. La sezione ospita in buona parte persone con problemi di alcolismo e tossicodipendenze.
Secondo una recente statistica diffusa dall’associazione Nessuno tocchi Caino, in Veneto il 14% dei detenuti ha opportunità lavorative, una quota considerata bassa dall’associazione vicina al Partito Radicale.
Dei 10 detenuti interessati al progetto di reinserimento lavorativo, 4 hanno ottenuto nell’ottobre 2015 la qualifica di “Addetto all’igiene ambientale” dopo aver frequentato un corso di formazione sperimentale attivato dalla cooperativa in carcere. Gli altri 6 invece avranno un orso di formazione “on the job” affiancati da operatori esperti, durante i primi 15 giorni di attività in cantiere.
I turni di lavoro si svolgeranno tra le 5 del mattino e le 23 di sera: tutti i giorni i detenuti saranno prelevati in carcere da due mezzi messi a disposizione dalla Cooperativa Solidarietà, condotti nei cantieri dove la Cooperativa cura i servizi di pulizie, inseriti nella squadra di lavoro cui sono stati assegnati e poi riaccompagnati all’Icat al termine del turno.
«I nostri detenuti ottengono così una seconda chance e la possibilità di mettersi alla prova nella gestione del tempo, della fatica e nella responsabilità – spiega la direttrice della Casa circondariale dei Due Palazzi Antonella Reale –. Il lavoro diventa l’elemento principe del trattamento penitenziario, insieme all’aspetto terapeutico. Questa è la prima esperienza in assoluto perché realizzata in un contesto quale quello dell’Icat, che è unico nel Triveneto, utilizzando strumenti riabilitativi innovativi che accompagnano e sostengono i detenuti fino ad affrontare il lavoro all’esterno. Lo Stato risparmia soldi pubblici e la percentuale di recidiva si abbassa nettamente».
«Il nostro obiettivo – commenta il direttore dei Servizi sociali e tunzione territoriale dell’Ulss 16 Gino Gumirato – è di introdurre un approccio al trattamento sanitario capace di integrare prevenzione, cura e riabilitazione per ridurre la recidiva».
«Una delle difficoltà – spiegano il presidente della Cooperativa Solidarietà Stefano Bolognesi e la vicepresidente Stefania Pasqualin – è che per i detenuti con pena breve non è possibile fare progetti a lungo termine. In questo caso, il carcere ci ha aiutati a selezionare detenuti che non verranno scarcerati nel periodo lavorativo. Con questo progetto abbiamo sperimentato, in collaborazione con la Direzione del Carcere e la Servizi Sanitari Penitenziari, un nuovo modo per creare occupazione per queste persone, offrendo loro la possibilità di un lavoro all’esterno dei locali di detenzione. Se questa sperimentazione si dimostra sostenibile, può essere un’opportunità da riproporre ogni anno. E ad ottobre potremmo offrire nuove opportunità lavorative. Ora stiamo lavorando alla possibilità di allestire un laboratorio di assemblaggio all’interno del carcere».