Energia, le microimprese pagano il 165% in più rispetto alle grandi aziende

Le microimprese, ovvero quelle con meno di 10 dipendenti e un fatturato o bilancio annuo inferiore ai 2 milioni di euro, che in Veneto rappresentano il 94% delle attività economiche regionali, hanno sostenuto un costo per l’energia elettrica nel primo semestre del 2024 superiore del 164,7% rispetto a quello delle grandi imprese. Secondo la ricerca svolta dall’Ufficio studi della CGIA, se per gli artigiani, i piccoli commercianti e le microimprese con consumi inferiori a 20 MWh all’anno il costo è arrivato, al netto dell’Iva, a 348,3 euro per MWh, le grandi imprese, che consumano tra i 70.000 e i 150.000 MWh all’anno, hanno sostenuto una spesa di “soli” 131,6 euro per MWh.

Rispetto agli altri Paesi della zona euro, il prezzo dell’energia elettrica per le microimprese italiane risulta essere il più elevato. Nel primo semestre del 2024, infatti, il costo per MWh in Italia è stato di 348,3 euro, mentre la media dei 20 Paesi monitorati da Eurostat si è fermata a 294 euro. Guardando ai principali concorrenti, il costo per le microimprese italiane è superiore del 5,8% rispetto a quello della Germania, del 38% rispetto alla Francia e del 43,2% rispetto alla Spagna.

Nel 2024, i prezzi del gas e dell’energia hanno registrato un calo rispetto al 2023, ma sono tornati a salire nei mesi successivi, con un aumento rispettivo del 93% per il gas e del 73% per l’energia rispetto allo stesso periodo del 2024. Tuttavia, i prezzi sono ancora lontani dai picchi record del 2022.

Nel 2023, circa 2,4 milioni di famiglie italiane, pari a 5,3 milioni di persone, vivevano in condizioni di povertà energetica (PE). Questi nuclei abitano in case poco salubri, con scarsa illuminazione e un uso limitato degli elettrodomestici principali, e soffrono di riscaldamento inadeguato d’inverno e raffreddamento insufficiente d’estate. Le famiglie più vulnerabili sono quelle numerose, con difficoltà economiche e in abitazioni in cattivo stato. Le regioni con la situazione più critica sono la Calabria, con il 19,1% delle famiglie in PE, seguita da Basilicata, Molise, Puglia e Sicilia. In Veneto, la percentuale è più bassa, con il 6,3% delle famiglie coinvolte. La media nazionale è del 9%.

Il capofamiglia tipico di una famiglia in PE è disoccupato, pensionato o lavoratore autonomo. In particolare, nel Sud Italia, i nuclei più a rischio sono quelli che utilizzano il gas per il riscaldamento, mentre chi usa altre fonti di energia come pellet o gasolio ha un rischio inferiore.

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