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Gli imprenditori veneti preferiscono l'autofinanziamento: dal 2011 i prestiti bancari sono scesi del 40,9%
Alla fine di dicembre del 2011, con l’inizio della crisi dei debiti sovrani, i prestiti bancari alle imprese venete ammontavano a 108,9 miliardi di euro. Verso la fine del 2024, invece, questa cifra è scesa a 64,3 miliardi, con una diminuzione di 44,6 miliardi, pari a una contrazione del 40,9%. È questo quanto emergere dalla raccolta dei dati della CGIA Mestre che ha reso noti gli aumenti dei depositi bancari delle aziende, passati da 19,6 miliardi a 55,8 miliardi, con un incremento di 36,3 miliardi, pari a un aumento del 185,2%. La riduzione dei prestiti alle imprese è dovuta a una serie di fattori, tra cui le significative trasformazioni del sistema bancario imposte dalla Banca Centrale Europea.
Tra novembre 2011 e novembre 2024, il Veneto ha registrato una riduzione dei prestiti bancari alle imprese del 40,9%, con una contrazione complessiva di 44,6 miliardi di euro. A livello provinciale, Rovigo ha subito il calo più forte (-52,4%), seguito da Vicenza (-44,8%) e Belluno (-44,7%). La regione si colloca all’ottavo posto a livello nazionale.
Per quanto riguarda il fronte depositi, sempre tra novembre 2011 e novembre 2024, il Nordest ha registrato l’aumento più significativo, con un incremento del 178%. Il Veneto si posiziona quinto a livello nazionale, con un aumento del 185,2% (+36,3 miliardi di euro). Nella regione, Vicenza è la provincia con il maggior incremento dei risparmi (+235,6%, pari a +8,1 miliardi di euro), seguita da Belluno (+225,5%, +1 miliardo di euro) e Padova (+189,3%, +7,4 miliardi di euro).
Per i precedenti 15 anni si era diffusa l’idea che le banche avessero ristretto l’accesso al credito per le imprese venete. Secondo l’interpretazione della CGIA, la realtà è diversa dalla percezione. Gli imprenditori, infatti, avrebbero scelto di non rivolgersi più agli istituti bancari, risolvendo il problema della mancanza di liquidità tramite l’autofinanziamento. Questo è stato possibile grazie a capitali propri (dei soci o degli imprenditori stessi) e a risorse esterne, come quelle provenienti dal mercato dei capitali e dall’azionariato diffuso. Tuttavia, secondo i dati raccolti, non tutte le imprese venete hanno beneficiato di questa tendenza. È probabile infatti che svariate microimprese, non avendo potuto accedere all’autofinanziamento, siano finite in difficoltà finanziarie, alcune addirittura ricorrendo al credito illegale.